Questione Profughi, l’Unione europea dei postulati alla prova della realtà.

27 Sep 2015

L’Unione europea è nata per non essere potenza o soggetto geopolitico, ma uno spazio di democrazia e di economia di mercato con una valuta comune, in cui lo Stato di diritto e la difesa dei diritti umani siano garantiti a tutti. Questa l’idea dei “padri fondatori”.

Le crisi, importate dal 2007, stanno evidenziando la lontananza tra le teorie filosofiche e la dura realtà.

Ad esempio, per salvare l’euro si è intervenuti con politiche monetarie non convenzionali, fondi salva Stati concordati in notte insonni. E’ stata pure creata una sorta di unione bancaria per una futura comune politica fiscale.

Adesso, per risolvere il problema dei profughi, cosa ci si inventerà? Le poche centinaia di migliaia di disperati siriani, presenti sul territorio comunitario, sono soltanto l’avanguardia delle 11 milioni di persone, che hanno abbandonato le loro case dal 2011 ad oggi. SyrianRefugees1

Barack Obama è stato eletto dagli americani per concludere le guerre e rimettere in ordine le casse dello Stato. Con la rivoluzione energetica Washington non ha più necessità di vegliare sulle rotte delle materie prime. Da qui anche il suo “non interventismo” in Medio Oriente ed Africa.

Gli europei non hanno capito che è finita l’epoca in cui l’alleato Usa toglieva le castagne dal fuoco. Il vuoto, creatosi nel bacino sud-orientale del Mediterraneo, è stato colmato dagli arabi del Golfo e dall’Isis.

Sorge spontanea una domanda: dov’è l’Unione europea in presenza di crisi gravissime? La politica estera comunitaria appare ancora spuntata, tanto che, mentre Berlino e Parigi sono presenti al tavolo sul conflitto ucraino, solamente britannici e francesi tentano di tenere alta la bandiera fuori dal Vecchio continente.

Non devono stupire le reazioni dei neo europei, quelli orientali, verso i migranti: stanno venendo a galla le contraddizioni dell’allargamento Ue ad Est del 2004, quando la “Casa europea” è diventata un condominio.

Questi popoli, ex “sudditi” del Cremlino, sono fuggiti allora da una pesante situazione geopolitica. Come non dare loro oggi torto alla luce dei tragici recenti avvenimenti ucraini? Questa gente condivide solo in parte certi valori.

Il fallimento delle “primaverearabe con la mancata esportazione della democrazia, l’instabilità nello spazio ex sovietico e l’incognita cinese sono durissimi banchi di prova.

Se non si vogliono i rifugiati in casa propria bisogna fermare la guerra e l’anarchia, anche sporcandosi le mani. Se si intende limitare l’arrivo di migranti economici è necessario varare politiche di assistenza nei Paesi più poveri. La lezione di questi giorni è una: lo status quo e la paralisi, con interminabili summit, mettono in pericolo la comune coabitazione europea.
gda

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