CIS


Tajikistan’s President Emomali Rahmon has been re-elected with 90 per cent of the votes.
Around 85 per cent of the country’s five million eligible voters handed in their ballots, according to authorities.
Rahmon, 68, has led the mountainous, former Soviet republic bordering China and Afghanistan for nearly three decades.

Kyrgyzstan’s electoral body said it has canceled the results of a disputed parliamentary vote that plunged the Central Asian nation into violence and political chaos. The ex-Soviet nation’s Central Electoral Commission said in a statement that it had “invalidated the election results” which saw parties close to President Sooronbay Jeenbekov score big wins amid accusations of mass vote-buying campaigns.

Fierce fighting erupted in Nagorno-Karabakh, in the Caucasus region. The enclave is recognised as part of Azerbaijan, but has been controlled by ethnic Armenians since a war ended in 1994.
The latest intense fighting began on Sunday with both Armenia and Azerbaijan blaming each other for the escalation.
 Turkey has already declared its support for Azerbaijan, while Russia – which has military bases in Armenia but is also friendly with Azerbaijan – called for an immediate ceasefire.

Karabakh is the Russian rendering of an Azeri word meaning “black garden”, while Nagorno is a Russian word meaning “mountainous”. Ethnic Armenians prefer to call the region Artsakh, an ancient Armenian name for the area.

 Ufficialmente le elezioni sono state vinte da Aleksandr Lukashenko, confermato capo dello Stato per la sesta volta dal 1994 con l’80% dei voti, mentre la sua più acerrima rivale, Svetlana Tikhanovskaja, è stata sonoramente sconfitta, raccogliendo il 10% delle preferenze
 I risultati delle opposizioni, ottenuti grazie ad una conta parallela, affermano esattamente il contrario con il presidente uscente nettamente battuto.
 A Minsk ed in altre città la gente è scesa in strada a protestare. Duri sono stati gli scontri con le forze anti-sommossa. In Bielorussia Russia ed Occidente sono su fronti opposti. Si teme una crisi “all’ucraina”.

  Fifteen years after the Andijon massacre in Uzbekistan, rights activists have urged the Central Asian country’s leadership to openly investigate the killings of dozens of mainly peaceful demonstrators by security forces and armed soldiers in the eastern city.  The Sweden-based Civil Rights Defenders group said 15 years to the day of the massacre, that no state or army official was held responsible for “brutally” suppressing the civilian protest in the city of Andijon.”

Source: RFE/RL


Russia and Ukraine have signed a five-year, $7 billion deal on the transit of Russian natural gas to west. About 40 percent of the 200 billion cubic meters (bcm) of gas that Russia has sent to Europe annually has been transmitted via Ukraine’s vast network of pipelines.
 Under the new contract, Kyiv next year is expecting to ship a minimum of 65 bcm, or about 22 bcm less than it did in 2018. Minimum volumes will decrease further to 40 bcm in 2021-24.
 The new deal has a “pump or pay” clause, meaning Russia must pay the minimum gas-transit fee even if it doesn’t pump the contracted volumes through Ukraine.
 The new deal stipulates that “both sides reserve the right to extend the contract for another 10 years” after its expiration.
Also part of the new contract is Russia agreeing to pay $2.9 billion to Ukraine as part of a Stockholm arbitration court ruling, which Moscow did on December 27.
In turn, Naftogaz has promised to release seized assets belonging to Gazprom in Europe and both parties have agreed to drop reciprocal court claims that haven’t concluded and sign an out-of-court settlement.


 Source: rfe/rl.

 Il nodo tanto temuto è arrivato inesorabilmente al pettine. Il 78enne Nusurtan Nazarbayev, garante da tre decenni degli equilibri in Asia centrale, ha iniziato il passaggio dei poteri, dimettendosi dalla carica di presidente, ma mantenendo alcuni incarichi cruciali insieme ai titoli onorifici di “padre fondatore” del Paese o “leader nazionale”.
Abitato da circa 18 milioni di persone (un terzo russofoni), il Kazakhstan, Paese di passaggio sulla “via della Seta”, è esteso come l’Europa occidentale e corrisponde grosso modo alla Siberia meridionale, da secoli parte integrante dell’impero russo.
gda

 Due giorni di preparazione, gli altri di massima operatività. L’obiettivo delle manovre “Vostok 2018” è di sviluppare la migliore capacità possibile di dislocare truppe e mezzi pesanti dalla Russia occidentale a quella orientale percorrendo migliaia di chilometri. Nei maggiori “War Games” dal 1981, Mosca ha deciso di utilizzare circa 300mila militari, più di un migliaio fra aerei ed elicotteri e 36mila tra carri armati ed autoblindo. Un’ottantina di navi, appartenenti a due Flotte, appoggeranno le mastodontiche esercitazioni terrestri nel mare di Okhorsk, sullo stretto di Bering e nei golfi di Avachinskij e Kronotskij. I russi si terranno, però, lontani dalle isole Curili, territori ancora contesi con Tokyo. Rassicurazioni al riguardo sono state fornite nei giorni scorsi dal presidente Putin al premier nipponico Abe in un incontro a Vladivostok.
Le manovre, ha spiegato il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, sono “giustificate dal compartimento aggressivo e non amichevole verso la Russia”. La più importante novità rispetto al passato – a parte i numeri di uomini e mezzi impiegati simili a quelli delle battaglie in cui fu impegnata l’Unione Sovietica durante la Seconda guerra mondiale – è che per la prima volta la Cina partecipa a delle manovre “strategiche” (non ordinarie), in cui verrà usato praticamente tutto l’arsenale utilizzabile a disposizione di Mosca.  Flags1
Pechino ha inviato 3200 militari, circa 900 mezzi mobili ed una trentina di velivoli, tutti dislocati nella regione del lago Bajkal. La loro presenza, è stato specificato, serve per sviluppare la “partnership strategica” russo-cinese. A seconda delle dichiarazioni l’ex “impero celeste” viene descritto come un “alleato” prezioso e alle riunioni preparatorie per queste manovre, che non sono rivolte ufficialmente “contro terzi”, i militari di Pechino sono stati accolti con tutti gli onori. Affianco dei cinesi è schierato un piccolo contingente appartenente alle Forze armate mongole. Le principali azioni, ha comunicato il ministero della Difesa federale, si terranno in 7 poligoni del Distretto militare orientale, in 4 dell’Aeronautica e della difesa anti-aerea oltre che nei mari già menzionati.
L’Alleanza atlantica sta monitorando i “War games”. “Ogni nazione – ha detto il portavoce della Nato, Dylan White, – ha il diritto di esercitare le sue Forze armate. La cosa essenziale è che ciò avvenga in maniera trasparente e prevedibile”. Gli esperti occidentali sottolineano come da tempo la Russia si eserciti per conflitti su larga scala. Della stessa opinione è l’autorevole specialista russo, Pavel Felgenhauer, che ha affermato: “E’ in corso la preparazione ad una futura guerra mondiale”.

 gda

 Così lontano così strategico per l’Italia. Il Caspio rappresenta una rilevante opportunità per diversificare i nostri fornitori di energia. La firma della Convenzione sul suo status giuridico da parte dei Cinque Paesi rivieraschi è un nuovo punto di partenza.
Finora, nel Caspio del nord sulla sponda kazakha l’Eni – con una quota del 16,8% all’interno di un consorzio internazionale – ha investito enormi capitali per lo sfruttamento del giacimento di Kashagan, uno dei più ricchi al mondo scoperti negli ultimi 40 anni. Riserve potenziali: 13 miliardi di barili di petrolio; produzione giornaliera 370mila barili al giorno, ossia circa 62mila bg dell’Eni. Stesso discorso per il gas al sud. Grazie alla prossima costruzione dall’Azerbaigian della pipeline Trans-Adriatic Pipeline (Tap), l’Italia ha la possibilità di lenire la sua dipendenza dalla Russia e dall’Algeria. Non è un caso che il presidente Mattarella si sia recato in luglio a Bakù per tranquillizzare i partner sul completamento del gasdotto, tenendo, però, maggiormente in considerazione le questioni ecologiche. Ed in futuro con la definizione dello status giuridico del Caspio le nostre aziende avranno qui maggiori occasioni per partecipare a progetti più sicuri in campo energetico.  Aktau1
In precedenza, non avendo definito se il Caspio fosse un mare oppure un lago, non si sapeva con certezza a chi appartenessero le risorse del sottosuolo in ben determinate zone. E per la mancanza di un accordo tra i Cinque non si capiva nemmeno cosa si doveva fare per il transito delle condotte. Da oggi è stata chiarita la situazione in una delle maggiori casseforti di idrocarburi, seconda al mondo per riserve dopo quelle del golfo Persico, ossia 50 miliardi di barili di petrolio e 9mila miliardi di metri cubi di gas naturale.
Anche se a livello internazionale le relazioni sono tese, ad esempio russi e tedeschi – suscitando l’ira degli americani – parlano della costruzione del gasdotto Nord-Stream 2 sotto al Baltico. Tutti cercano di avere più fornitori, come la Cina che di fatto impone i propri prezzi a chi l’approvvigiona. Per non essere schiacciata dal suo pesante fabbisogno, l’Italia ha necessità di seguire la stessa strada.
Tornando al Caspio, dopo l’accordo di Aktau il bacino viene considerato un mare per lo sfruttamento del sottosuolo, mentre è un lago per la sua navigazione. Così sono stati salvaguardati gli interessi di russi, kazakhi, iraniani, azeri e turkmenistani. La Convenzione ha anche importanti conseguenze geopolitiche, in particolare non potranno essere dislocate forze militari esterne ai cinque Paesi rivieraschi. Quest’area deve rimanere una retrovia protetta sia per la Russia che per l’Iran.
La necessità di trovare un accordo dopo 22 anni di negoziati è stata dettata dai cambiamenti di alleanze e dalla fine della crisi economica a livello internazionale.
gda

Poland and Ukraine have recently been falling apart and it is clear that the undisputed friendship from the EuroMaidan days has been stalled. The worsening of Polish-Ukrainian relations has many fathers….
ArticleOleksandra IwaniukNew Eastern Europe

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