Russia. Economia. L’amato e temuto prezzo del barile di petrolio.

30 May 2010

 La crisi dell’euro ha evidenziato ancora una volta la debolezza dell’economia russa, che dipende troppo dalle oscillazioni del prezzo del petrolio. Cambiare la sua struttura è un’opera titanica ed epocale. Il duo Medvedev – Putin ci sta provando con varie iniziative di diversificazione.

 Il 40% circa delle entrate dello Stato russo provengono dal settore energetico, da sempre croce e delizia dell’ex superpotenza. La copiosa pioggia di valuta, messa da parte durante il boom energetico degli anni passati, si è ridotta sensibilmente. Uno dei due Fondi di stabilizzazione – dove erano state accumulate svariate centinaia di miliardi di dollari, ha dichiarato il ministro delle Finanze Aleksej Kudrin, si è già estinto. Dopo un decennio Mosca è così tornata in aprile ad offrire con successo obbligazioni (4 miliardi di eurobond) sul mercato internazionale.

 Kudrin si batte per la riduzione delle spese statali che, entro il 2015, dovranno scendere del 20%. Il bilancio del 2010, ha spiegato il ministro, sarà equilibrato se il prezzo del petrolio sarà in media di 95 dollari il barile, “tenendo presente che stiamo anche spendendo capitali dal Fondo di riserva”.

 La sua collega dell’Economia Elvira Nabiullina prevede 76 dollari al barile per tutto il 2011, una cifra azzardata e troppo ottimistica per Kudrin che ha ricordato come nel 2009 il bilancio statale era calibrato sui 95 dollari mentre il prezzo reale fu di soli 61 dollari. In questa aspra discussione è addirittura intervenuto il presidente Medvedev che si è augurato 70 dollari al barile, in maniera tale che la Russia non “perderà gli stimuli” per cambiare la sua economia.

 Il Cremlino ed il governo tentano di dare impulsi ad altri settori. Nel mirino vi sono ora le alte tecnologie con l’obiettivo di costruire una specie di “Silicon Valley” alle porte di Mosca. Ingenti investimenti in tal senso sono già stati fatti. Sono state anche attuate modifiche legislative per invitare giovani scienziati stranieri in Russia e riportare i propri a casa dopo la fuga successiva al crollo dell’Urss.

 Per la prima volta dal 2008 l’economia ha dato, comunque, segnali di espansione nei primi tre mesi del 2010. Il Pil è cresciuto di circa il 2,9% rispetto allo stesso periodo del 2009, quando la ricchezza russa arretrò di ben il 7,9%, la maggiore discesa dal 1991.

 Il premier Putin ha dichiarato di non essersi pentito dell’enorme quantità di denaro spesa per battere la recessione e “per conservare la stabilità socio-economica”. Secondo alcuni calcoli Mosca avrebbe iniettato nella propria economia 99,6 miliardi di dollari in “misure stimolo”. L’impennata del prezzo delle materie prime ha aiutato decisamente la Russia ad uscire dalle secche. Un dollaro in più di quotazione dell’“oro nero” significa 2 miliardi in più nelle casse del Cremlino.

 Il governo ha ora come obiettivo l’abbassamento dell’inflazione sotto al 10% ed arrivare alla riduzione del deficit al 3% del Pil entro il 2012 (oggi 5,2-5,4%). Ma se il prezzo del petrolio sarà mediamente di 50 dollari allora il rischio è di trovarsi a ben l’8%.

 Le grandi compagnie russe hanno riguadagnato terreno dopo le enormi difficoltà incontrate a cavallo tra il 2008 ed il 2009 anche grazie a prestiti ad un basso tasso di interesse. La Banca centrale ha tagliato il costo del denaro 13 volte consecutivamente. L’AvtoVAZ, la Severstal e la Mechel, ad esempio, hanno potuto aumentare la produzione. La spedizione di containers e la produzione industriale sono cresciute notevolmente segno che l’economia è veramente ripartita.

 La crisi dell’euro e la conseguente brusca discesa del prezzo del petrolio sono giunte inaspettate per Mosca, che ha immediatamente adottato misure per limitare il movimento di capitali a breve termine. Il Cremlino sa perfettamente che se il valore del greggio scenderà il rublo rischierà di trovarsi sotto attacco della speculazione internazionale.

Comment Form

You must be logged in to post a comment.

Welcome

We are a group of long experienced European journalists and intellectuals interested in international politics and culture. We would like to exchange our opinion on new Europe and Russia.

Languages


Archives

Rossosch – Medio Don

Italiani in Russia, Ucraina, ex Urss


Our books


                  SCHOLL