Mosca. Luzhkov licenziato dal Cremlino.

28 Sep 2010

Il Cremlino sperava in una sua uscita volontaria. 18 anni come sindaco di Mosca sono davvero tanti, servono nuovi politici. Ieri Luzhkov, appena rientrato da una breve vacanza in Austria per il suo 74esimo compleanno, aveva annunciato che non ci pensava proprio a dimettersi. L’unica strada rimasta al presidente Medvedev era quella del licenziamento. In due anni e mezzo il Cremlino ha sostituito ben 25 governatori. Luzhkov sarebbe dovuto rimanere in carica ancora un anno, ma la leadership federale ha ufficialmente “perso fiducia” in lui.

E’ dall’inizio della crisi finanziaria che l’astro del sindaco di Mosca si appanna. Cominciano le critiche contro di lui e la moglie, Elena Baturina, la donna più ricca di Russia.  L’ex deputato liberale Boris Nemtsov si accorge dell’incredibile conflitto di interessi e accusa il sindaco di aver favorito in questi anni la consorte con licenze e sgravi fiscali. Alla Duma è durissimo l’attacco del vice speaker Vladimir Zhirinovskij, che parla addirittura di “sistema mafioso moscovita”. Il Cremlino si allinea a questa linea con la crisi estiva del fumo e degli incendi. Luzhkov è in vacanza e rientra in ritardo, secondo i suoi detrattori. Ad inizio settembre le televisioni federali iniziano a mettere in onda programmi in cui si denuncia l’intreccio colossale di interessi, capitali, cantieri ed appalti della coppia. Il premier Putin è rimasto in disparte sulla querelle, ma sa di aver perso un fedele alleato. “Il presidente ha seguito la legge. I rapporti tra loro non andavano, andavano normalizzati in tempo”, ha spiegato gelidamente il primo ministro.

La campagna per le presidenziali è tremendamente vicina e l’ex primo cittadino di Mosca, forte di una potente macchina da guerra, potrebbe essere un inatteso candidato. La moglie ha, però, già messo le mani avanti. In una recente intervista ha dichiarato che ha la sensazione che qualcuno voglia far fare al marito la stessa fine di Michail Khodorkovskij, a lungo maggior oligarca dell’ex superpotenza e da anni in prigione in Siberia dopo aver sfidato apertamente il Cremlino. La Baturina è conscia che potrebbe adesso iniziare una lunga serie di procedimenti giudiziari.

“Non ho intenzione di vivere all’estero”, è stata una delle prime frasi di Luzhkov dopo aver appreso del suo licenziamento ed aver chiesto l’uscita dal partito del potere “Russia Unita“. C’è un precedente poco rassicurante per Medvedev. Negli anni Ottanta Boris Eltsin, primo segretario del partito comunista nella capitale, fu licenziato dagli apparati, ma venne successivamente eletto leader russo dal popolo.

Autoritario, populista, nazionalista l’ex sindaco di Mosca ha soldi, potere, popolarità e mass media allineati per mettere in crisi il tandem al potere in Russia. Nella capitale ha vinto ben tre elezioni consecutivamente con più del 70% dei voti. Ha concesso favori a uomini d’affari e funzionari, garantito stipendi ad insegnanti e lavoratori municipali, conquistato l’ambiente della cultura con fondi copiosi. A causa di questo sistema compiacente Mosca è stata letteralmente violentata in due decenni soprattutto dal punto di vista architettonico. Impressionante è il numero dei monumenti distrutti per lasciare spazio all’ennesimo centro commerciale di turno. Le strade sono perennemente intasate, poiché mal costruite ed amministrate, e la quotidianità presenta ostacoli continui al cittadino comune. La mazzetta al funzionario di turno, anche per le cose più semplici, è la norma.

Dove erano in questi anni i tanti moralisti che adesso plaudono per questo terremoto politico e per la fine della “piovra” moscovita? Oppure la capitale è stata annientata da un qualcosa di più grande di lei? Il grande merito di Luzhkov è comunque di aver garantito alla megalopoli stabilità ed in parte ordine anche durante i tempi bui dei primi anni Novanta; il grande demerito è che questo sistema di racket e tangenti creato, oggi denunciato dalla politica federale,  non ha dato la possibilità ai moscoviti di diventare piccoli imprenditori (aprendo bar, ristoranti o attività di servizi) a tutto vantaggio delle grandi catene di distribuzione e dei gruppi di acquisto, disposti a pagare di più.

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