Russia, la vittoria di Pirro del partito del Cremlino.

5 Dec 2011

La Russia non è la Bielorussia, ma c’è poco da consolarsi per il pericolo scampato. Queste legislative, precedute dalla “più sporca” campagna elettorale dal crollo dell’Urss, sono state un notevole passo indietro sulla strada del raggiungimento della piena democrazia. Il partito del Cremlino, in crisi di popolarità per la situazione economica e per gli scandali, doveva fare il massimo di preferenze possibili con l’obiettivo di lanciare la volata per la presidenza a Vladimir Putin in marzo e così è, più o meno, stato.
Ma la forma in alcune situazioni è più importante della sostanza. E questo è proprio il caso. I russi, contrari alle posizioni del potere, si sono trovati a dover scegliere tra invitati ad un banchetto altrui, senza alternative vere e costretti a disertare le urne. Insomma non si è avuta ai seggi nemmeno la possibilità di esprimere un voto di dissenso o di protesta. E’ venuta persino meno la figura del garante che di solito veniva svolta dal capo dello Stato. Dmitrij Medvedev era il capolista di “Russia Unita” e nel tradizionale messaggio alla nazione pre-elettorale è arrivato persino ad invitare i russi a recarsi alle urne “per scegliere chi ha esperienza a superare le crisi”, per una “Duma non divisa” come in passato, ossia come nei complessi, ma democratici, anni Novanta.
Adesso la rielezione di Vladimir Putin come presidente si complica tremendamente. Nelle prossime settimane non è escluso che avvenga un cambiamento di linea con Medvedev, che rischia di essere indicato come il capro espiatorio per questo inatteso passo falso di “Russia Unita”.
Ma certo, se alle legislative ci sono stati questi chiari di luna figuriamoci cosa potrebbe succedere in primavera se all’improvviso dovesse comparire sulla scena politica un candidato alternativo a Putin e non il solito pensionato di turno.
Il problema è che dal 2008 in Russia non viene registrato alcun partito e vengono costantemente accampate le scuse più diverse per non farlo. Le stesse difficoltà incontrerebbe nelle prossime settimane chi avesse l’ardire di voler sfidare il candidato del potere, ossia Putin.
Questo, però, non è più il mondo in cui i russi ascoltano solo la voce del Cremlino e si lamentano “in cucina” come ai tempi sovietici. Mentre i canali televisivi federali presentano per ore i successi del governo la gente posta su Internet la realtà quotidiana ed il proprio sdegno. I blog ed i social network hanno mostrato il vero volto di una campagna elettorale fatta di ricatti e pressioni di ogni tipo da parte della macchina amministrativa.
Sicuramente anche nelle passate elezioni i condizionamenti ci sono stati, ma adesso i russi sono armati dell’ultima tecnologia e denunciano i soprusi nella realtà virtuale.
Proprio lo scollamento tra televisione, guardata dalle generazioni anziane o nelle province, ed Internet, dominio dei giovani, è l’elemento che più colpisce gli osservatori stranieri. Grazie agli smartphones sono venute a galla situazioni semplicemente incredibili per un Paese che ambisce ad essere annoverato tra i più sviluppati del pianeta. Il risultato è che la Russia, già su posizioni divergenti da quelle occidentali, rischia ora l’isolamento internazionale.
Ed infine. Putin è realmente popolare tra la sua gente, ma la sua stella sembra appannarsi. Il suo ostinarsi a voler rimanere nel presente e non accettare il passare del tempo, entrando nella storia, potrebbe arrecare alla Russia danni incalcolabili.

Giuseppe D’Amato

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