Russia – Usa, “reset” – Aprile 2009

25 Aug 2009

 A Londra Medvedev ed Obama hanno voltato “pagina”. La politica del “reset” nelle relazioni bilaterali ha preso il sopravvento sulle diatribe delle passate Amministrazioni Putin – Bush. Si supera il clima teso creatosi con lo scoppio della guerra in Ossezia meridionale nell’agosto scorso. Il mondo tira un sospiro di sollievo anche perché il corso legale di una delle fondamenta della sicurezza internazionale, il trattato Start-1, è in scadenza il 5 dicembre prossimo. Serve un accordo a tutti i costi, altrimenti sarebbero imprevedibili le conseguenze.

 La gravissima crisi economica – a livello mondiale, negli Stati Uniti ed in Russia – impone di evitare un’improbabile nuova corsa agli armamenti. Gli ultimi dati rendono soprattutto Mosca meno baldanzosa. Il governo Putin prevede una riduzione nel 2009 del Pil al + 2% dall’oltre +6% del 2008; la Banca mondiale parla, invece, di -4,5% e l’Ocse addirittura -5,6%.

 Obama ha rimarcato che le “divergenze” con il Cremlino in alcuni campi restano, ma con Medvedev si rincontrerà presto in Russia. Entro luglio, infatti, i negoziatori dovranno consegnare i primi risultati della complessa trattativa per il rinnovo dello Start. Mosca richiede a gran voce al suo interno anche norme che proibiscano agli Usa di installare il loro Scudo spaziale in Europa centrale. E’ bene dirlo subito: non sarà facile quadrare il cerchio, ma la necessità spingerà le parti ad inventarsi qualcosa per raggiungere l’obiettivo.

 Obama deve assolutamente recuperare il rapporto con la Russia se ha in cuor suo di fare progressi in altri scenari. Il neopresidente statunitense è conscio che le chiavi del programma nucleare di Teheran sono a Mosca, che intrattiene buoni rapporti anche con Siria, Iran, Hamas ed Hezbollah. Instaurare relazioni franche con Dmitrij Medvedev significa indirettamente fare progressi rilevanti in Medio Oriente.

 E poi la Nato, senza l’aiuto logistico della Russia, fa fatica in Afghanistan. Il nodo centrale è l’approvvigionamento delle truppe alleate. Sia il Cremlino che la Casa bianca hanno fini comuni a Kabul, ma le liti li hanno messi in secondo piano nonostante il grave pericolo rappresentato dall’estremismo islamico.

 Nelle ultime settimane i contatti informali tra le due Amministrazioni sono stati febbrili. Obama ha inviato a Mosca l’ex segretario di Stato Henry Kissinger con suoi messaggi personali. Si devono ricostruire legami di fiducia e comprensione.

 L’“unilateralismo” americano alla Bush è finito. Scudo spaziale ed allargamento della Nato ad Est nello spazio ex sovietico potranno avvenire più in là – non nei prossimi due-tre anni -, coinvolgendo il gigante slavo in questo processo. Attenzione, però, alla grana in avvicinamento per il controllo dell’Artico, un quarto del quale è rivendicato da Mosca.

Primavera 2009

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