Pussy Riot, le istituzioni cadute nella loro trappola. La biografia scabrosa di Nadezhda Tolokonnikova.

20 Aug 2012

 Quando sono entrate nella Cattedrale di Cristo il Salvatore le Pussy Riot erano delle perfette sconosciute, oggi sono famose in tutto il mondo.
Formatosi nell’agosto 2011, il gruppo punk-rock femminista ha scelto la strada della provocazione e dello scandalo per imporsi. In pratica, la stessa   strategia pubblicitaria seguita dalle colleghe ucraine protettrici dei diritti delle donne, “Femen”, che si mostrano nude ad ogni occasione pubblica utile. L’uso sapiente di Internet ha poi fatto il resto.
Adesso, dopo sei mesi di reclusione preventiva, le massime star musicali mondiali si sono mobilitate per la loro liberazione, fior di impresari se le contendono tenendo pronti assegni pieni di zero e giovinastre impertinenti imitano il loro canto anti-potere in giro per l’Europa.
Proprio giovedì 16 il marchio “Pussy Riot” è stato ufficialmente registrato. In Russia diventerà uno dei simboli della protesta anti-Cremlino soprattutto a partire dall’autunno che si attende assai caldo, mentre all’estero sarà un “brand” dell’anti-potere, degli anti-globalisti, sostengono gli esperti.
Le tre ragazze hanno insomma vinto alla lotteria ed, appena fuori di galera, potranno godersi una montagna di soldi. Le offerte di lavoro non mancano, nonostante, a giudicare dai video, non sappiano poi cantare e ballare così bene (hanno un repertorio assai limitato) e non siano delle bellezze di prima grandezza.

La più disinibita delle tre, la ventiduenne Nadezhda Tolokonnikova, ha appena ricevuto l’invito a posare senza veli per l’edizione ucraina di “Playboy”. In passato la ragazza, appena diciottenne, era entrata nelle cronache scabrose della capitale russa per aver partecipato in un museo  ad una mega-orgia.
L’evento, denominato “Fotti l’orso”, era stato organizzato da un gruppo art “Vojna”, di cui faceva parte il marito, Piotr Verzilov. L’obiettivo era quello di protestare contro il passaggio di poteri al Cremlino tra Putin e Medvedev (cognome che assomiglia alla parola “orso”).
Nadezhda, studentessa di filosofia, era in cinta di nove mesi e quattro giorni dopo l’orgia aveva dato alla luce la figlia Geru. Le foto, in cui era impegnata in esibizioni erotiche, avevano provocato discussioni a non finire.
Nel 2010 la ventenne ha partecipato ad altre azioni clamorose, come quella di lanciare degli scarafaggi all’interno di un edificio dove ha sede un tribunale di Mosca o di disegnare un enorme fallo su un ponte a San Pietroburgo. Per l’ultima eroica azione Nadezhda ha ricevuto il premio “Innovazione”.
Chi la conosce la descrive come una provocatrice professionista, abilissima nel far cadere gli avversari nei suoi tranelli, una persona che sa esattamente quello che fa. Il Cremlino e la Chiesa ortodossa sono finiti nella sua trappola, trasformando con questo processo-scandalo delle sconosciute in eroine.

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