Bielorussia, ennesima elezione contestata.

23 Sep 2012

 Intimidazioni, arresti di oppositori, litigi geopolitici. Ad ogni elezione in Bielorussia va in scena sempre lo stesso canovaccio. Non fanno eccezione le legislative di quest’anno.
Da martedì 18 settembre hanno già usufruito del voto anticipato ben il 20% degli aventi diritto. Secondo varie denunce le urne con le schede al loro interno rimarrebbero senza controllo e qualsiasi tipo di broglio sarebbe possibile.
Sono oltre trecento i candidati che si contendono i 110 seggi parlamentari. Dovranno vincere con la maggioranza assoluta nella propria circoscrizione e sperare che l’affluenza alle urne sia superiore del 50% degli aventi diritto. Altrimenti sarà necessario un secondo turno.
I candidati vicini al presidente Lukashenko sono destinati a far man bassa di mandati parlamentari. Le opposizioni hanno infatti ritirato i propri rappresentanti a pochi giorni dal voto. “Queste sono state la peggiore campagna elettorale e le peggiori legislative di sempre”, la loro giustificazione.
Dal 1996 Unione europea, Stati Uniti ed Osce non riconoscono la validità delle elezioni bielorusse, minate da palesi violazioni e lontanissime dagli standard internazionali.
Questa volta una missione dell’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, è stata invitata a presenziare alle legislative. Ma a due suoi osservatori (un tedesco ed un lituano) non è stato inspiegabilmente concesso il visto di ingresso.
Ad inizio settimana alcuni giornalisti stranieri, che avevano partecipato ad un incontro organizzato dalle opposizioni, sono finiti dietro alle sbarre. Ad un australiano della SBS è stata sequestrata l’intera attrezzatura all’aeroporto di Minsk.
Da anni Lukashenko ed alcuni alti funzionari bielorussi non possono mettere piede in Unione europea e negli Stati Uniti, dove sono stati dichiarati “persone non benvenute”.
Rispetto ad un paio di anni fa la situazione economica è migliorata anche se l’economia bielorussa rimane sull’orlo dell’abisso. Finora Minsk si è salvata soltanto grazie all’aiuto finanziario di Mosca, che teme di trovarsi alle frontiere un governo pro-occidentale. In cambio di questo sostegno la Russia si è comprata gli oleodotti e i gasdotti in transito sul territorio bielorusso verso l’Europa.

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