Medio Oriente, la posizione russa.

24 Nov 2012

 Israeliani e palestinesi hanno i soliti scontri ciclici. In Siria assistiamo ad una guerra tra arabi. Il Cremlino difende nella regione i suoi tradizionali alleati. Questo è il quadro tracciato da Adzhar Kurtov, uno dei massimi esperti russi di Medio oriente.
“A Gaza – sostiene lo specialista dell’Istituto di ricerche strategiche di Mosca – si è osservato una lotta tra impari: una parte (gli israeliani) armata di tutto punto, l’altra (i palestinesi) no. Adesso tutto tornerà come prima, fino ad una prossima campagna”.
Certo, molte delle armi di Hamas sono state distrutte. Ma quale è il vero ruolo della Russia nello scacchiere mediorientale? “La Russia ha una posizione chiara sulla crisi siriana. Primo: blocco delle interferenze esterne con aiuti ai gruppi armati. Siamo di fronte ad una vera aggressione, non nascondiamocelo. Secondo: ricerca di una soluzione negoziale. Se il recente cambio di Costituzione non va bene serve definire una nuova Legge Fondamentale. Che si tengano le elezioni! Ormai vi sono gruppi di Paese, mi riferisco a quelli del Golfo in particolar modo, che riconoscono un altro governo siriano”.
Mosca mantiene ancora una qualche influenza nell’area? “La Russia non è più l’Urss. Ha meno influenza come hanno dimostrato le recenti ‘primavere’ arabe. Il Cremlino rimane però fermo sulle proprie posizioni. Prima fra tutte: difendere i propri alleati. Poi mettere il diritto internazionale davanti a qualsiasi crisi. E’ vero l’export russo di armi è importante. Ma i nostri primi compratori sono gli indiani e i cinesi”.
Non è che i Paesi del Golfo abbiano colmato quel vuoto di influenza nel Medio oriente lasciato vacante dall’Urss? “Stiamo assistendo ad uno scontro all’interno del mondo arabo. I Paesi più conservatori, mi riferisco al Qatar ed all’Arabia Saudita (entrambi sunniti), cercano di regolare i propri conti con gli sciiti. Le operazioni in Siria mirano a colpire il maggiore alleato dell’Iran (sciita). Come tutte le guerre religiose anche questa è cruenta”.
L’Occidente sembra rimasto in disparte a guardare. “Gli Stati Uniti sono interessati all’indebolimento del regime degli ayatollah ed alla sua sostituzione a Teheran con uno pro-occidentale. Il rischio di perdere il controllo della situazione è alto. L’Afghanistan dei talebani insegna qualcosa, no? A Washington, però, si è convinti di creare ad altri i problemi, non a sé stessi”.
In conclusione, tornando alla questione di Gaza come finirà? “Non credo che nel breve periodo vedremo due Stati, uno israeliano ed uno palestinese. Non v’è alcuna volontà di riconciliazione. Al massimo si potranno congelare i dissidi”.

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