Ucraina, il bagno di sangue di febbraio è una tragedia annunciata.

22 Feb 2014

Cosa è successo a Kiev? Nulla di inatteso, purtroppo. Sono stati gli estremisti, rimasti fuori dalla trattativa politica parlamentare, ad aver soffiato sul fuoco della protesta violenta e ad aver provocato gli scontri.

 Le opposizioni sono formate da un fronte composito di forze eterogenee, alcune delle quali lontane ideologicamente fra loro.UKRoppositionFacebook

 Ufficialmente sono tre i leader politici: Arsenij Jatseniuk del partito “Patria” (quello dell’ex premier Julija Timoshenko), l’ex pugile Vitalij Klitschko capo di Udar, ed Oleg Tjagnibok responsabile dei nazionalisti “Svoboda”.

 Sono loro ad avere imbastito il negoziato con il presidente Viktor Janukovich a nome del “Maidan”, che, in realtà, nelle sue prime settimane è stato un movimento spontaneo di protesta popolare della società civile ucraina.

 In una seconda fase, col passare dei giorni e l’aumento del numero della barricate, si sono aggiunti i movimenti legati all’estremismo ultranazionalista, come l’ormai famoso “Settore di destra”. Questi radicali, che si vedono come i difensori della nazione ucraina e non lottano affatto per l’integrazione europea come i liberal-riformisti, hanno preso il controllo delle operazioni di “difesa del Maidan”.

 La politica li ha esclusi dal tavolo delle trattative, nonostante essi abbiano tentato di avere una loro rappresentanza. Il loro unico obiettivo è la rimozione del presidente Janukovich, non i mutamenti costituzionali. E adesso sarà difficile farli sgombrare dal Maidan.

 I radicali extraparlamentari, insieme ai delusi del movimento (che sono tanti!), si sono resi conto che il capo dello Stato tentava di allungare nei tempi il più possibile la partita negoziale alla Rada, per potere arrivare a giocare le sue carte alle prossime presidenziali previste per il marzo 2015, ma ora anticipate di tre mesi.

 Le opposizioni sono in minoranza in Parlamento, dove sono troppo spesso apparse non in grado di prendere l’iniziativa. Ecco, quindi, la ragione per la quale i radicali hanno utilizzato la forza e la violenza per provocare concessioni da parte di Janukovich.

 Che la situazione politica a Kiev sia estremamente complessa lo dimostra il fatto che la cancelliera tedesca Merkel abbia invitato a Berlino per consultazioni, lunedì 17, i soli Jatseniuk e Klitschko, escludendo Tjagnibok, considerato da fonti polacche troppo vicino a forze vetero-fasciste.

 Parallelamente si gioca la partita geostrategica. La Russia ha messo sul tavolo gli aiuti finanziari necessari a salvare l’Ucraina dalla bancarotta. L’Unione europea non intende spendere nemmeno un euro.

 Mosca ha già consegnato a Kiev 3 miliardi di dollari. Bruxelles ha solo tentato di scongelare invano presso il Fondo monetario internazionale un vecchio prestito agli ucraini bloccato dal 2011.

 I catastrofici errori della diplomazia continentale sono sotto gli occhi di tutti e rischiano di spaccare in due l’ex repubblica sovietica. In questi giorni il suo destino come Stato unitario, uscito dal crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, è fortemente messo in dubbio.

gda

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