Ucraina. Inizia la battaglia

1 Jan 2010

 La battaglia d’Ucraina entra nel vivo. Il 17 gennaio è in  programma il primo turno delle attesissime elezioni presidenziali. Dal loro esito potrebbe cambiare il corso della repubblica ex sovietica, oggi tendente sempre più verso Occidente, verso l’Unione europea, e sempre meno verso la Russia.

 Tanti sono i candidati espressione di locali potentati economici nazionali e regionali. Due i netti favoriti per il ballottaggio: l’attuale premier Julija Timoshenko ed il russofono ex primo ministro Viktor Janukovich. Il terzo incomodo è il presidente uscente Viktor Jushenko che, seppur staccato nei sondaggi, mira ad indebolire la Timoshenko contro cui si è spesso scagliato in questi ultimi mesi criticando la politica economica del governo.

 La rivoluzione arancione dell’autunno 2004 ha visto i suoi protagonisti diventare acerrimi nemici. L’Ucraina vive un momento assai difficile per la gravissima crisi economica. Il Paese ha ottenuto un sostanzioso prestito dalle organizzazioni finanziarie internazionali, ma alcune sue tranches sono state bloccate per la mancanza di volontà di riforme. Con elezioni alle porte varie decisioni impopolari da prendere sono state rinviate.

 Proprio il congelamento dei prestiti fa temere alla russa Gazprom che l’11 gennaio l’Ucraina non pagherà le forniture di gas. Kiev nega ed afferma che tutto è a posto.

 Ufficialmente Russia, UE e Stati Uniti si mostrano lontani dalla contesa. Il presidente Medvedev ha, però, ribadito che è per colpa di Jushenko che le relazioni fra i due Paesi “fratelli slavi” sono così peggiorate. Mosca guarda comunque con simpatia sia alla Timoshenko che a Janukovich. Bruxelles si chiama fuori da uno scontro tradizionalmente a colpi bassi. E’ preoccupata soltanto dalla regolarità degli approvvigionamenti di gas. Obama segue la strada del “reset” col Cremlino e non intende infilarsi in una “rissa regionale”.

 Tanto, sostengono accreditati esperti, l’Ucraina seguirà verso Occidente e sarà la porta per le future riforme in Russia e nello spazio ex sovietico. Ma Mosca non è certo di questo parere.

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