Russia, lotta per il potere. Finisce la “rivoluzione” regionale. Sobjanin nuovo sindaco di Mosca.

23 Oct 2010

 Non è un “pietroburghese” né tanto meno proviene dalle fila dei servizi segreti, eppure è uno dei principali esponenti del partito del potere e da sempre ha accesso diretto a Vladimir Putin. Serghej Sobjanin è il nuovo sindaco di Mosca dopo il recente clamoroso licenziamento dello “storico” primo cittadino, Jurij Luzhkov, rimasto in carica per ben 18 anni.

  Il compito assegnatogli dal presidente Dmitrij Medvedev, intervenuto personalmente alla cerimonia di giuramento, è quello di trasformare nel prossimo quinquennio la capitale russa in uno dei maggiori “centri finanziari del continente euro-asiatico”. Sobjanin ha promesso lotta senza quartiere alla corruzione ed alla burocrazia, mantenimento di alcuni “privilegi” tipici dei moscoviti e maggiore attenzione al patrimonio architettonico della città, andato in parte perduto nelle ultime speculazioni edilizie.

 Il Cremlino ha così concluso il cambio dei governatori regionali. In due anni e mezzo ben 25 sono stati sostituiti. Hanno lasciato l’incarico soprattutto il tataro Shajmiev ed il bashkiro Rakhimov, potentissime “cariatidi” sopravvissute al crollo dell’Urss con mire centrifughe grazie alle casse repubblicane piene di petro-rubli.

 Per il contestato Luzhkov il discorso è diverso. Il partito del potere aveva ormai la necessità di porre sotto diretto controllo Mosca, che vale oggi ben un quarto del Pil federale. “La capitale torna alla Russia” è uno dei commenti più gettonati degli osservatori più attenti.

 L’accantonamento di Luzhkov, gestito dal giovane Medvedev per essere entrato in rotta di collisione con lui, è stato un terremoto che ha chiuso un’epoca. Segna la fine dell’apparente indipendenza dal Cremlino della megalopoli. Vladimir Putin, che sente l’avvicinarsi delle presidenziali del 2012, non ha subito gli eventi ma ha scelto il nuovo sindaco, appunto un suo “fedelissimo” per uno degli incarichi più strategici del Paese.

 Come scrive il quotidiano “Mk” vicino a Luzhkov, Serghej Sobjanin conquistò la stima dell’attuale premier nel 1999, quando l’aiutò a mettere fuori gioco il Procuratore generale, Jurij Skuratov, che indagava su fondi neri del Cremlino. Da allora tra i due si è instaurato un profondo rapporto d’amicizia cementato dall’efficienza dimostrata dall’ex governatore di Tjumen nell’espletamento dei compiti affidati e dalla sua capacità di rimanere al di fuori delle continue lotte intestine all’interno dell’Amministrazione russa.

 Putin, quindi, pone il 52enne Sobjanin in una posizione centrale, mettendolo anche alla prova. Se il neo-sindaco avrà successo nel gestire Mosca lo aiuterà con più efficacia alle parlamentari dell’autunno 2011 che saranno il trampolino per le presidenziali. E se l’attuale premier, alla fine non dovesse ripresentarsi per continuare a gestire il potere da dietro alle quinte – evitando tra l’altro questioni costituzionali -, non è escluso che all’improvviso possa puntare su questo suo fedelissimo in caso di incomprensioni con l’ambizioso Medvedev.

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