International Policy


The Northeast passage is tens of thousands of kilometres shorter than existing routes, stretching 13,000 kilometres along Russian shores to Asia compared to the 22,000-kilometres passage via the Suez Canal. “The aim of the voyage is to determine the feasibility of delivering energy on a regular, economically viable and safe basis along the Northern Sea Route from the Barents and Kara Seas to the markets of Southeast Asia,” Sovcomflot said in a statement.

Article – AFP

 E’ entrata nella fase finale la costruzione della centrale atomica di Bushehr in Iran. Per una decina di giorni i tecnici russi caricheranno il carburante nucleare, poi entro 6 mesi l’inizio dell’attività. E’ dal 1995 che Mosca aveva accettato di completare un progetto, partito nel lontano 1974 ai tempi dello Scià, da parte della tedesca Siemens.

 Quanto sia realmente pericolosa questa centrale è la prima delle domande che l’opinione pubblica si pone. Le posizioni divergono.

 Assai interessante è il punto di vista di Mark Fitzpatrick, direttore del Programma di non proliferazione e disarmo all’Instituto internazionale per gli studi strategici. “La Russia – osserva lo studioso – ha accettato di riprendersi il combustibile utilizzato (che contiene plutonio) non appena sia abbastanza freddo. Le critiche a Bushehr distraggono dai veri rischi alla proliferazione creati dal programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran”.

 Il carburante, presente a Bushehr, sarà molto sotto il 90% di arricchimento necessario per le testate nucleari ed avrà un valore di circa il 3,5%. Teheran ha però un progetto in corso in altri siti per arrivare al 20%, quota che le autorità definiscono necessaria per ricerche in campo medico. Gli ayatollah hanno confermato che il combustibile utilizzato alla centrale in via di ultimazione potrà essere controllato dagli esperti della AIEA in qualsiasi momento.

 La seconda questione aperta è di tipo politico. Quale messaggio sta ricevendo oggi l’Iran? Con le sanzioni in corso decise al Consiglio di Sicurezza dell’Onu la Russia ha rotto il fronte internazionale. Le dichiarazioni delle autorità di Teheran sono eloquenti: è stata premiata la nostra fermezza; abbiamo vinto; giornata storica. Mosca pare più interessata alla conquista del mercato mondiale dell’energia atomica civile ed al miliardo di dollari da incassare che a seconde ragioni.

 Il Cremlino, tuttavia, non abiura le scelte del dopo Bush e il “reset” nelle relazioni con Washington. I militari russi  hanno reso noto che la consegna dei sistemi difensivi SS-300, già acquistati dall’Iran, rimane congelata.

В Сочи прошел саммит лидеров России, Афганистана, Пакистана и Таджикистана. Основными темами саммита стали афганское урегулирование, борьба с террористической и наркотической угрозами и торгово-экономическое сотрудничество стран-участниц встречи. Россия предлагает возродить в регионе ряд экономических проектов советских времен – для борьбы с безработицей. В таком составе, – четверкой, – российский, афганский, пакистанский и таджикский президенты уже встречались  ровно год назад в Душанбе.

Статья – Ведомости – 19.08.2010

Un viaggio per la democrazia. Così è stata definita dal suo staff la tournée di 5 giorni di Hillary Clinton in Europa centro-orientale ed in Caucaso, nel cosiddetto “cortile di casa” del Cremlino.

Duplice e significativo il messaggio all’intero spazio ex sovietico: continuate sulla strada delle riforme democratiche e non temete dal riavvicinamento tra le due ex superpotenze della Guerra Fredda e dalla loro nuova politica del “reset”, iniziata con l’insediamento alla Casa bianca di Barack Obama. Tutti ne hanno da guadagnare.

In Ucraina il Segretario di Stato Usa ha sottolineato che c’è posto nell’Alleanza Atlantica se Kiev farà richiesta di adesione. La questione era stata sollevata dalla precedente presidenza Jushenko, ma è poco popolare tra la popolazione. Il neo-leader ucraino Janukovich ha scelto una politica di neutralità e di equilibrio tra est ed ovest.

In Polonia la Clinton ha firmato col collega Sikorski un accordo di modifica di precedenti intese siglate dall’Amministrazione Bush per dislocare qui lo Scudo spaziale strategico, che aveva come obiettivi lanci di missili a lungo raggio. Obama ha abbassato il pericolo a lanci isolati di vettori a medio e corto raggio. Stanno così nascendo mini-Scudi regionali. Una base militare di questo sistema sarà proprio in Polonia.

La Clinton ha invitato armeni ed azeri a trovare una via d’uscita all’annosa questione dell’enclave del Nagorno-Karabakh. Una soluzione condivisa, ha spiegato il Segretario di Stato, sarà la base della stabilità e della prosperità dei due Paesi caucasici.

Estremamente complessa è stata la tappa in Georgia, dove il capo della diplomazia statunitense ha incontrato sia le autorità al potere che l’opposizione. Washington ha ripetuto sempre e comunque il suo appoggio incondizionato all’integrità territoriale ed alla sovranità della Georgia. Qui la Clinton ha criticato “l’occupazione” da parte della Russia delle repubbliche secessioniste dell’Abkhazia e dell’Ossezia meridionale ed ha invitato Mosca a rispettare le intese che hanno messo fine alla guerra dell’agosto 2008.

Gli Stati Uniti di Obama hanno cambiato strategia e non appoggiano più, come successe in passato con l’Amministrazione Bush, le cosiddette “rivoluzioni colorate”, che avevano messo a soqquadro l’intero spazio ex sovietico, soprattutto quello fedele al Cremlino. Lo sguardo di Washington si volge adesso ad altri teatri regionali, dove gli Usa stanno giocandosi la leadership mondiale. Avere la Russia al proprio fianco, come nel caso del problema nucleare iraniano, significa avere maggiore possibilità di successo. La Clinton è, però, riuscita a rassicurare i Paesi filo-occidentali dell’area ex sovietica. Il terzo e più importante messaggio per loro è stato: “non vi dimenticheremo”.

Россия удивила мир: она промахнулась, не забив геополитический пенальти в Киргизии. Даже американцы дали понять, что были готовы принять в участие в “гуманитарной интервенции” под российской командой.

 Мир, в том числе постсоветское пространство, порой очень нуждается в ком-нибудь “с яйцами”. В августе 2008-го, несмотря на то что многие танки еще не доехали до поля боя, российские войска одним махом выбили грузин, напавших на Цхинвали. Тогда Запад очень обиделся на грубую российскую силу. А зря: именно эта сила спасла Закавказье от долгой полупартизанской войны между грузинскими войсками с одной стороны и южноосетинскими ополченцами и северокавказскими добровольцами с другой. Войны с жесточайшими этническими чистками и тысячами жертв.

 Статья – – Штефан Шолль – “Московский Комсомолец” 6.07.2010г. 

Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets

 The referendum was organized to choose a new Constitution. The interim government hopes it will legitimise its power until new parliamentary elections in autumn. If approved, Kyrgyzstan will become the first parliamentary republic in former Soviet Asia.

 The country is home to a Russian and a US military bases. Washington established its air base at the Manas international airport near Bishkek in late 2001 to support military operations in Afghanistan. Former President Bakiyev threatened to close it in October 2008 after agreeing to a Russian loan. He reversed the decision when the US agreed to more than triple its annual rent for the base.

Weeks later Kyrgyzstan tentatively agreed to allow Russia to open a second military base on its territory, apparently expanding Moscow’s military reach to balance the US presence.

 Earlier in June several hundred people died in clashes between ethnic Kyrgyz and Uzbeks in the south of the country.

 Questions and Answer, BBC, June 27th  2010

С лета 1990 года в Киргизии, да и в бывшем СССР в целом поменялось почти все. Но причины нынешней бойни те же самые, что и у трагедии эпохи распада Советского Союза.

 Юг Киргизии не Афганистан образца 1979 года. Но определенное сходство налицо. В Киргизию легко войти. Но может оказаться, что оттуда довольно проблематично выйти.

 Статья – Михаил Ростовский – МК

Vincere ampiamente le elezioni con un netto incremento di seggi, ma non avere i voti sufficienti per creare una coalizione di governo. Questa è la situazione creatasi dopo le legislative di sabato 12 giugno. Il premier uscente Robert Fico tenterà di trovare una soluzione, ma gli osservatori sono pessimisti sulle sue possibilità di riuscita.

I 4 partiti di centro-destra hanno ottenuto 79 dei 150 seggi. I socialdemocratici (SMER) sono stati pesantemente danneggiati dal pessimo risultato degli alleati: il “Movimento per una Slovacchia democratica” dell’ex primo ministro Meciar, ad esempio, non è nemmeno riuscito a superare la barriera del 5% per entrare in Parlamento. “Se non troverò convergenze – ha osservato Fico ricevendo il mandato presidenziale – accetterò la situazione”.

Iveta Radicova, leader dei cristiani democratici (SDKU), potrebbe essere, quindi, la prima donna premier del Paese slavo. Anche lei avrà a che fare con alleati non facili. “Libertà e Solidarietà” dell’economista Richard Sulik ha nel suo programma la depenalizzazione della cannabis per motivi medici e i matrimoni tra persone dello stesso sesso

L’obiettivo dichiarato di SDKU (al potere dal 1998 al 2006) è far ridiventare la Slovacchia una delle “tigri” d’Europa. Primi compiti: ridurre il deficit e la disoccupazione. La sua è una ricetta di stampo liberista. I conservatori hanno già affermato di non volere pagare la quota Ue di 800 milioni di euro per aiutare la Grecia.

La crisi economica con l’aumento del debito statale, i difficili rapporti con la minoranza ungherese ed uno scandalo sul finanziamento di SMER sono stati i temi centrali della campagna elettorale.

Il Pil slovacco è sceso del 4,7% nel 2009, ma nel 2010 dovrebbe crescere del 2,7%. Il Paese slavo ha adottato l’euro nel 2009 ed ha uno standard di vita pari al 72% della media europea. Il deficit sul Pil è stato del 6,8% nel 2009.

La numerosa minoranza ungherese ha tirato un sospiro di sollievo per la mancata completa vittoria di Fico, le cui ultime decisioni hanno provocato parecchie incomprensioni con Budapest.

Risultati

Partito

Percentuale

Seggi

SMER 34,79% 62
SDKU 15,42% 28
Libertà e Solidarietà 12,1% 22
CDM 8,52% 15
Most-HID (minoranza ungherese) 8,12% 14
SNP 5,07% 9

Affluenza 58,83%

Giuseppe D’Amato

Suona fortissimo l’allarme nelle cancellerie ex sovietiche ed in molte occidentali. Il Kirghizistan è sull’orlo della guerra civile. Il presidente kazakho Nazarbaiev pone i problemi del vicino al primo posto della sua agenda. I russi si stanno mobilitando, i cinesi lanciano appelli alla calma. Alcuni esperti indipendenti non escludono il prossimo intervento di truppe del patto di Shanghaj (di cui fanno parte 5 repubbliche ex sovietiche oltre alla Cina).

Il governo di Bishkek ha decretato lo stato di emergenza ed il coprifuoco nella regione di Osh, dove si sono registrati, nella notte tra giovedì e venerdì, gravissimi scontri interetnici tra kirghisi ed uzbechi, ed ha dispiegato truppe corazzate anche se in numero insufficiente. Dopo l’apparente calma della giornata di venerdì, col buio gli scontri interetnici sono ripresi, mentre le forniture di energia elettrica e gas sono state interrotte. Sabato si è sparato all’impazzata, mentre in numerosi quartieri sono apparse le barricate. Disordini sono avvenuti,  sabato, anche  nella capitale distante 600 chilometri dall’epicentro degli scontri. Domenica l’Esecutivo kirghiso ha dato ordine alle truppe fedeli di sparare per uccidere su chi gira armato.

Osh è letteralmente divisa in due: l’est kirghiso, l’ovest uzbeco. Decine sono i morti accertati e quasi un migliaio i feriti. Si combatte anche in altre località del sud del Paese asiatico, ma le notizie sono estremamente frammentarie. Migliaia di profughi si sono assiepati alla frontiera con l’Uzbekistan nel tentativo di fuggire. L’Esecutivo provvisorio a Bishkek ha chiesto ufficialmente alla Russia aiuto e l’invio di unità di paracadutisti.

Il Cremlino teme di impelagarsi in uno scontro interetnico, ma comprende la gravità della situazione.   Dalla valle di Ferganà si controlla l’accesso all’Asia centrale dalle zone montagnose del sud, dall’Afghanistan. Nel 1990 ad Osh si ebbe un massacro le cui conseguenze furono a fatica controllate dall’Urss di Gorbaciov. Lunedì 14 è stata indetta una riunione d’emergenza del Consiglio di sicurezza dei Paesi del patto di Shanghaj.

La leader provvisoria kirghisa Otunbaieva denuncia il tentativo di evitare il referendum costituzionale del 27 giugno. Ma l’indigesto cocktail di problemi socio-economici irrisolti – mischiati a questioni interetniche e politiche – rischia di far esplodere l’intera Asia centrale.

Articolo – EuropaRussia – 9 aprile 2010.  Situazione fuori controllo – YouTube.

Aggiornato 13.06.2010 – h.19,00 Mosca

Un tragico precedente 

 Nel corso del 1989 in Kirghisia nacquero diverse società di costruzioni che miravano ad ottenere terre da edificare attorno alla capitale Frunze (Bishkek) ed alle altre principali città del Paese. Ad Osh la principale compagnia era la “Oshaimagy”, che, il 7 maggio 1990, chiese di poter disporre dei terreni facenti parte del kolkoz “Lenin”, in gran parte appartenente a lavoratori uzbechi.

 Come tutta risposta gli uzbechi chiesero di poter costituire un’autonomia locale uzbeca  e la concessione dello status di lingua di Stato all’uzbeco.

 Il 4 giugno bande di kirghisi ed uzbechi si scontrarono sulle terre contese del kolkoz. La polizia aprì il fuoco. Ad Osh iniziarono subito disordini: saccheggi, incendi, violenze generalizzate contro gli uzbechi. Lo stesso accadde nella città di Uzgen ed in numerose zone rurali. Solo il 6 giugno le truppe sovietiche riuscirono a riportare l’ordine. In precedenza era stato fermato l’arrivo da alcuni villaggi uzbechi l’arrivo di facinorosi.

 Secondo le sottostimate cifre ufficiali negli scontri morirono circa 300 persone, oltre un migliaio i feriti, centinaia le case distrutte. Gli studiosi indipendenti ritengono che il numero esatto di vittime sia di 5-6 volte superiore.

“Ядерный чемоданчик” храняют за 100 тысяч рублей в месяц

  Статья – Игнат Калинин  «Московский Комсомолец» 9 июня 2010 г.

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