History Culture


Marshall Zhukov

«Недавно я общался с героями Сагры — теми уральскими мужиками, которые в сумерках первого июля чудом отбили наезд бандитского эскадрона на свою деревню… Сагринские герои — люди простые. Они не философствуют о том, насколько патриотическим или историческим является их подвиг. Сказали, что отстояли своих детей и женщин….
 У России свое отношение к героям. Общество определяет их по-своему. Власти героев не любят. А многие трусы живут слаще, чем они…. Герои разных народов и культур отличаются….
 Герои немецких былин — мощнейшие убийцы драконов…. Американцам легче. Так же наивно, как они верят в то, что у них самые красивые девушки, они твердят, что у них самые сильные, умные и нравственные супермены… У героев в России другие проблемы. В сказках их с ласковой иронией обзывают Иванами-дураками. Им не верят, даже если героя просто зовут Иван и он действительно совершает подвиг…
 У американцев герой автоматически превращается в звезду. А русские, наоборот, подозревают своих героев, сомневаются в них. Зато они любят подозрительных, сомнительных, нелепых героев… Стихийных, простых героев власть, начальство и государство не очень любят. Как того бедного капитана Тушина, которого не наградили за спасение корпуса, но проработали за то, что он потерял при этом половину своих пушек. Или как мужиков из Сагры….
Герой — человек, который по своей воле готов рисковать ради других людей или ради собственных моральных принципов, — страшен не только милиции-полиции в Свердловской области. Он страшен властям вообще… Когда слишком долго сидишь в Москве, начинает казаться, что и в России уже нет героев, что русские отправили весь свой героизм на киноэкраны, а сами готовы ради карьеры целовать любую лягушку…. Но в России отнюдь не все мечтают о карьере в московских министерствах.
 Не случайно повести Захара Прилепина стали бестселлерами. У Прилепина практически все герои — «лузеры», люди без денег, однако с чувством собственного достоинства. В Голливуде таких назвали бы антигероями. Но чем дальше от Москвы и Голливуда, тем чаще встречаются в России мужики, которым это достоинство гораздо важнее, чем любые выгоды…
 Мужики в Сагре ни самыми умными, ни самыми нравственными себя не считают. «Какие мы герои? — спрашивают. — Каждый нормальный мужик на нашем месте сделал бы то же самое». Подвиг — это большое слово. Но дело маленького человека».

 Статья – – Штефан Шолль – Московский Комсомолец № 25716 от 11 августа 2011 г. Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets

The Wall at Potsdammerplatz

 “Former German Chancellor Konrad Adenauer was known not to mince his words when it came to the Soviets and their allies. He labelled the communist superpower the “deadly enemy,” called Kremlin Chief Nikita Khrushchev “a brutal fighter” and referred to East Germany as a “concentration camp.”… The catholic Adenauer had never liked protestant Prussia. As Cologne’s mayor in the 1920s, he used to close the curtains of his train compartment as soon as he crossed the Elbe river, the border to Prussia, while travelling to Berlin. He disliked what he called the “Asian steppe” on the other side of the river…
Released documents show that the chancellor was pursuing a different idea. The US should offer the Soviets a swap in secret negotiations: West Berlin for the state of Thuringia as well as parts of Saxony and Mecklenburg. He made the suggestion to Secretary of State Rusk a few days before the construction of the Wall started.
Had Adenauer got his way, the cities of Schwerin and Leipzig would have become part of Federal Republic West Germany in the 1960s rather than in 1990… Adenauer pursued the project further in the months after the Berlin Wall was built, and broached it to President John F. Kennedy…” 

Article – Klaus Wiegrefe – Spiegel – Germany.

 E’ da secoli uno dei simboli di Mosca e della Russia intera. La cattedrale di San Basilio, posizionata sul limite esterno della Piazza rossa, compie quest’estate 450 anni. Quelle strane cupole a forma di cipolla la rendono unica nel mondo. I suoi sconosciuti architetti-costruttori, viene tramandato, furono accecati in modo tale che nessun altra chiesa potesse avere lo stesso stile.
 Adesso, con tutti gli onori del caso, il gigante slavo celebra questo compleanno. Mostre, incontri fra studiosi e riti religiosi sono stati organizzati in buon numero anche per segnare la fine di un restauro durato un decennio e costato ben 14 milioni di dollari. All’interno del tempio si possono ammirare reliquie ed icone di San Basilio e di altri religiosi eccentrici, chiamati dalla tradizione locale “santi folli”.
 A giudicare dalla massa di turisti stranieri e nazionali in fila davanti alla cattedrale queste manifestazioni sono già un successo. La curiosità dell’evento, il sentimento religioso ed il richiamo di un monumento particolare nel suo genere sono ingredienti di forte attenzione.
 Costruito tra il 1555 ed il 1561 su ordine di Ivan il terribile per ringraziare il Signore per la vittoria contro i tatari e la conquista di Kazan e Astrakhan, il tempio rappresentava il centro della città, spartiacque tra le case della popolazione e la fortezza simbolo del potere e dei boiari, ossia degli aristocratici. Il primo edificio originale, quello della Trinità, ha altre otto chiese laterali, mentre l’ultima (la decima) è stata eretta successivamente nel 1588. Tanti i nomi con cui è stato denominato il complesso. La tradizione ortodossa ne privilegia due: cattedrale dell’Intercessione della Santissima Madre di Gesù sul Fossato e Tempio di Basilio il Benedetto. Nel 17esimo secolo i moscoviti la chiamavano semplicemente “Gerusalemme” per l’annuale processione della Domenica della Palme con i capi religiosi e politici in testa.
 “E’ un miracolo che questo monumento sia arrivato fino a noi”, commenta il vice-ministro per la Cultura, Andrei Busygin. Nel corso della storia incredibilmente troppe sono state le prove superate. Nel 1917 la cattedrale subì danni rilevanti durante l’assalto dei bolscevichi al Cremlino e fu “rattoppata” alla bell’e meglio durante la guerra civile e la successiva carestia. I leader comunisti la volevano demolire come avevano fatto del resto nel dicembre del 1931 con la cattedrale di Cristo il Salvatore, tempio di riferimento dell’ortodossia russa, e quella di Kazan dalla parte opposta della Piazza rossa nel 1936, poiché quest’ultima creava impiccio durante le parate militari. Si racconta che una volta Stalin tolse il modellino di San Basilio da un “plastico”, per vedere come sarebbe stata la piazza senza. Nel 1928 la cattedrale era nel frattempo diventata “filiale” del Museo storico nazionale e questo status, alla fine, evitò la demolizione.
 La sua linea è davvero particolare come il santo a cui è dedicato il complesso. San Basilio (Vasilij in russo) era un uomo eccentrico che girava senza vestiti persino nei gelidi inverni e fu uno dei pochi moscoviti che osò resistere al potere tirannico di Ivan il Terribile. Come riportano le cronache del 16esimo secolo, il primo zar di tutte le Russie, famoso per la sua politica che provocò migliaia di morti, lo considerava un “veggente di cuori e di menti del popolo”. Alla sua scomparsa, nel 1552, personalmente trasportò la bara nel luogo di sepoltura, dove più tardi fu costruita una delle chiese dell’attuale cattedrale.
 Le nove cupole multicolori a cipolla combinano le tradizioni dell’architettura russa di legno con influenze bizantine ed islamiche. Il restauro appena conclusosi, spiegano gli specialisti, ha avuto l’obiettivo di ridare ai visitatori la stessa visione che si aveva nel tardo 17esimo secolo. Ma non ci si fermerà qui. Il clima russo non permetterà di rilassarsi. Le intemperie sono una seria minaccia per una struttura così delicata. 

 Architetti e designers in grande spolvero a Mosca. Uno dei suggestivi reparti della mitica fabbrica di cioccolato “Ottobre Rosso”, trasformata in centro studi d’arte contemporanea, è occupata dalla mostra “Architettura integrata. Design e business: un’alleanza strategica per la qualità”.
  “E’ evidente – dice Francesco Orofino, consigliere dell’Unione architetti di Roma, – ai moscoviti sembra che i problemi più irrisolvibili nel campo del trasporto si trovino a Mosca, ma a Roma non è da meno il nodo delle infrastrutture e dell’alto affollamento del centro storico. Per questo abbiamo deciso di presentare qui alcuni dei progetti degli architetti Bruno Zevi e Lucio Passarelli, che hanno proposto a fine anni Sessanta di portare parte delle funzioni cittadine oltre i confini di Roma e di collegare le nuove periferie con il centro con strade moderne”. La mostra di materiali di archivio per la creazione della zona nord della “città eterna” è stata presentata l’anno scorso alla Biennale dell’Architettura di Venezia ed ora riproposta qui all’“Ottobre Rosso”.
 Affianco, nello stesso reparto si può ammirare una seconda esibizione di manifesti dal titolo “cultura e società”. “Ho scelto – afferma Cristina Chiappini, vice presidente dell’Associazione dei grafici pubblicitari italiani, – i poster seguendo una ben determinata linea, ossia privilegiando quelli di autori che in maniera abbastanza critica guardano ai modi contemporanei di rappresentare esclusivi membri della società, bambini, donne, la violenza”. E c’è davvero di tutto. Una posizione di riguardo in questa esibizione è riservata all’esperienza del centro ricerca per la comunicazione “Fabrica” di Treviso. La scuola di Olivero Toscani è per tutti un punto di riferimento.

 June 30th, 2011 marks the 100th  anniversary of the birth of Nobel Prize winning poet Czeslaw Milosz. Polish President Bronislaw Komorowski has inaugurated an International Centre of Dialogue in an estate in Krasnogruda, close to the Lithuanian border.  The ceremony was attended by the poet’s son, Anthony Milosz, and by representatives of Polish and Lithuanian governments. The house belonged to the family of the poet’s mother.

University of California

 Czeslaw Milosz was born in present-day Lithuania, to partly Polish, partly Lithuanian parents, and was brought up in the multinational milieu of Vilnius. He graduated from the University of Vilnius with a degree in law. In 1951, Milosz appealed for political asylum in Paris, then in 1960, he moved from France to the United States. He taught for many years at the University of California, Berkeley. After the fall of communism, the poet returned to Poland and spent the last years of his life in Krakow, where he died in 2004, at the age of 93.
 His best known work was The Captive Mind, which looked at the treatment of intellectuals under communist rule. His poetry was widely acclaimed internationally, but it was not until 1973 that his work was translated into English, allowing it to be appreciated by a wider audience.
 For Lithuanian President Dalia Grybauskaite laying a memorial plaque at Vilnius University the poet’s work is a testament to Polish-Lithuanian solidarity. The most important event of the Milosz Year was the Literary Festival, which took place in Krakow from May 9th to May 15th .

Milosz’s Year – Site.

Elena Bonner era una donna dal coraggio incredibile e dai principi solidissimi.  Tutta la sua vita è stata una lotta continua per affermare i valori in cui credeva. Figlia di un funzionario del Comitern e di un’attivista comunista ebrea Lusik Alikhanova (il suo nome alla nascita)  vide i suoi genitori condannati dalle purghe staliniane. Il padre fu fucilato nel 1938, mentre la madre si beccò 8 anni di carcerazione nei gulag. Affidata a dei parenti a Leningrado Elena studiò letteratura, quindi lavorò come infermiera nell’Armata Rossa. Ferita durante un attacco aereo recuperò velocemente le forze per terminare la Seconda guerra mondiale in Austria.
Dopo la conclusione delle ostilità si prese una laurea in Medicina. Quindi nel 1965 si iscrisse al Pcus, pentendosi dopo la Primavera di Praga e lasciando definitivamente il Partito nel 1972. In tutti gli anni Sessanta, durante il periodo chruscioviano, frequentò i processi contro i dissidenti. Continuò anche dopo la presa di potere di Breznev. Nel 1970 conobbe a Kaluga in un tribunale Andrej Sakharov, il padre pentito della bomba atomica sovietica all’idrogeno, ormai caduto in disgrazia per le sue posizioni politiche. I due si sposarono nel 1972.
Iniziò una vita durissima al margine della società sovietica. Fu Elena a ritirare il premio Nobel ad Oslo assegnato al marito nel 1975. L’anno successivo i due furono tra i fondatori del Gruppo moscovita di Helsinki per la difesa dei diritti umani. Nel 1980 il potere comunista passò alle maniere dure, trasferendo la coppia in modo coatto a Gorkij, l’attuale Nizhnyj Novgorod, città allora chiusa agli stranieri.
Tre volte il grande fisico fu costretto a degli scioperi della fame per far ascoltare le sue ragioni. Due di queste in difesa della moglie: contro un’azione giudiziaria e per farla operare al cuore all’estero. Solo nel 1986, dietro pressioni internazionali, Michail Gorbaciov liberò la coppia dall’esilio di Gorkij. Nel marzo 1989 Andrej Sakharov fu eletto deputato al Parlamento dell’Urss su candidatura dell’Accademia delle Scienze, ma nel dicembre dello stesso anno morì a Mosca per un infarto all’età di 69 anni.
Elena Bonner continuò da sola l’azione politica. Fu scelta dal presidente russo Boris Eltsin nella Commissione federale per la difesa dei diritti umani, da cui si dimise dopo l’inizio della guerra in Cecenia, definita come un “genocidio”. Quindi assunse posizioni d’opposizione contro le scelte di Vladimir Putin e chiese nell’agosto 2008, dopo la guerra con la Georgia, che la Russia venisse espulsa dal G8. Il 10 marzo 2010 Elena Bonner, ormai residente negli Stati Uniti, è stata la prima firmataria del manifesto di alcuni intellettuali “Putin deve andarsene”.
Nel 2009 il presidente Dmitrij Medvedev ha dichiarato che le idee di Andrej Sakharov sono ancora attuali. Gli rispose amaramente la Bonner che i principi affermati “pace, progresso e diritti dell’uomo” sono  dimenticati in Russia, perché non inculcati e fatti crescere nella gente. Il mondo ormai appartiene ad un’altra generazione.
Giuseppe D’Amato

The Polish Constitution of May 3, 1791, was the first Fundamental Law adopted in Europe and the second world’s Constitution after that of the United States in 1787. The document was a secret project and its final version was drafted among others by the politician and thinker Hugo Kołłątaj.
The Sejm session which led to the adoption of the Constitution was held in an atmosphere of a coup d’état. Many deputies came to the Royal Castle in Warsaw, where the session was taking place, in secrecy and the castle was guarded by numerous troops. After a heated, but short debate, the Fundamental Law was adopted with a majority of votes.

Chamber of Senate at the Royal Castle in Warsaw – wikipedia.org

The Constitution of 1791 comprised 11 articles. It introduced the principle of independence for the nobility and townspeople and the separation of powers between the Legislature (a bicameral Sejm), the Executive and the Judiciary branches.
Peasants came under the protection of the law and government. This was the first step toward the ending of serfdom. The Constitution provided for “ordinary” meetings of the Sejm once in two years and special sessions when required by national emergency. The Lower Chamber, called the Chamber of Deputies, was made up of 204 deputies and plenipotentiaries of 24 royal cities. The Upper Chamber of Senators comprised 132 senators, including province governors, castellans, government ministers and bishops. The Constitution abolished the liberum veto.
The Executive power was in the hands of a royal Council, known as the Guardians of the Laws. This Council was presided over by the King and included five ministers appointed by him: the minister of police, the minister of the seal (internal affairs), the minister of the seal of foreign affairs, the minister of war, and the minister of the Treasury. The decrees issued by the King required countersignature by a minister.
To enhance the unity and security of the Commonwealth, the Fundamental Law abolished the Union of Poland and Lithuania in favour of a unitary State. This decision was the end of the Union of the Crown of Poland and the Grand Duchy of Lithuania, which had been established in 1569. The Constitution changed the free royal election system to a dynastic elected monarchy, which was meant to reduce the influence of foreign powers in royal elections.
The Constitution acknowledged the Roman Catholic faith as the dominant religion, but at the same time it guaranteed freedom to all religions.
The Constitution of May 3rd remained an unfinished work. It was in effect for only one year before Poland lost its independency. The last attempt at preserving the its legacy was the insurrection led by Tadeusz Kościuszko. In 1794, in Cracow, he issued the unprecedented “Proclamation of Połaniec,” granting freedom and ownership of land to peasants who fought in the insurrection. The insurgents had some initial victories, but then the armies of Russia, Austria and Prussia launched a military crackdown. The defeat of Kościuszko’s forces led in 1795 to the third and final partition of Poland.
May 3rd was restored as an official Polish holiday in April 1990, after the fall of communism. In 2007, May 3rd was in addition declared a Lithuanian national holiday. The first joint celebration by the Polish Sejm and the Lithuanian Seimas took place on May 3rd, 2007

«Вышел в свет первый роман о Ходорковском. Главный герой книги бежит. Однажды он ночует в доме, где молодая хозяйка узнает его по теленовостям и требует от мужа, чтобы тот сообщил в милицию…. Сообщишь — менты заинтересуются, кому они комнаты сдают, платят ли налоги…… Беглого олигарха спасет не народная солидарность с его идеями или миллиардами, а простое “сегодня ты — завтра я”.
Сюжет крайне неожиданный для книги о Ходорковском… Персонажи вокруг олигарха — простой русский народ. Сугубо немосковское произведение…. Действие романа начинается в забайкальской степи. Герой просыпается в автобусе рядом с мертвыми надзирателями…. После коротких колебаний выходит из автобуса и бежит. Его бегство — без ясной цели, без бизнес-плана…. Надежды на свободу и хеппи-энд нет….Беднягу беглеца жаль и читателю. Переживаешь не за Героя российского экономического чуда, не за Символ Свободы. А за человека, который попал однажды в эти жернова, выхода из которых нет. И временные обстоятельства бегства это только лишний раз подтверждают….
Власть здесь жестока и капризна, как у Гоголя или Хармса. А народ невозмутим, как у Толстого или Гроссмана которые наряду с Пушкиным и Платоновым — любимые писатели автора… Книга написана в стиле классического русского реализма. Старомодная сила русского языка очень тесно распечатана на 684 страницах. Триллер-эпопея…
Издана книга в Праге, тираж отпечатан в Киеве, в Россию попало пока только несколько сотен экземпляров. Прямо самиздат какой-то….роман “Заговор обезьян” написала не какая-то Тина Шамрай из бедной Твери… А кто такая Тина Шамрай? Тетка-правозащитница из глубинки, которая решила, что она может пересказать миру сны Ходорковского…. Но элитарные московские литераторы уже давно ничего по-настоящему хорошего не сочиняли. Если какой-то Прилепин или какой-то еще талант и сверкнет — это точно не столичный талант….»

Статья – – Штефан Шолль – Московский Комсомолец № 25620 от 18 апреля 2011 г.  Stefan Scholl Moskovskij Komsomolets

“Un grande compito mi è stato assegnato”, “credo completamente nella nostra tecnologia”. Questi sono alcuni passaggi della lettera di commiato, scritta alla sua famiglia da Jurij Gagarin due giorni prima del volo sulla navicella Vostok. La missiva, appena desecretata, fu letta dalla moglie Valentina alcuni anni dopo, quando il primo cosmonauta nella storia dell’umanità rimase ucciso in un incidente aereo, il 27 marzo 1968. “Se qualcosa dovesse succedere – scrive Gagarin – devi sapere tutto. Ho vissuto in maniera onesta. Da quando da ragazzo lessi le parole di V.P.Chkalov di essere sempre il primo ho cercato di esserlo fino alla fine. Voglio dedicare questo volo alla gente della nostra nuova società, del comunismo”. Il cosmonauta dedica alcuni pensieri anche ai suoi cari, invitando la moglie a farsi un’altra vita e a crescere le loro due bambine come si conviene. 
 La Russia ricorda in queste settimane con varie manifestazioni il cinquantesimo anniversario della prima missione di un uomo nello spazio. Articoli sui giornali, incontri-studio e trasmissioni televisive arricchiscono l’evento. Lo scrittore Anton Pervushkin racconta i retroscena del volo di Gagarin nel libro “I 108 minuti che hanno cambiato il mondo”. Tanti sono i particolari inediti, raccolti da documenti finora segreti. Nascondere gli errori compiuti durante la missione è stato uno degli obiettivi principali dei sovietici alla stessa strega di non rendere pubblici i nomi degli ingegneri-costruttori e le vere caratteristiche tecniche sia della navicella che del razzo vettore. Allora Mosca e Washington lottavano per il primato mondiale e nessuno voleva regalare vantaggi. La potente macchina della “disinformatsija” sovietica riuscì anche a produrre pubblicazioni, che erano piene di false informazioni, ad esempio l’atterraggio sarebbe avvenuto nell’Estremo oriente del Paese. 
 Il rientro di Gagarin sulla Terra fu certamente assai avventuroso. I calcoli degli specialisti di traiettorie balistiche si rivelarono errati. Il cosmonauta fu sollevato quando vide il fiume Volga e si rese conto solo in quel momento di stare terminando la propria missione in Russia e non chissà dove. Secondo i piani sarebbe dovuto atterrare nella regione di Samara. Ma una volta in volo i sovietici ridefinirono il punto di arrivo 110 chilometri a sud di Volgograd, dove le autorità erano in allerta. Gagarin, invece, finì da tutt’altra parte, vicino alla città di Engels nella regione di Saratov. La boscaiola Anna Takhtarova e la sua nipotina, Rita, si presero un bel spavento quando si videro comparire davanti un uomo con indosso una tuta strana. “Sono sovietico”, gridò loro il cosmonauta. La popolazione era atterrita dalla propaganda che per radio aveva raccontato per mesi delle missioni degli aerei spia americani. 
  Il massimo della falsificazione avvenne a Parigi alcuni mesi dopo quando i sovietici dovettero registrare l’impresa presso la Federazione aeronautica internazionale. Le discussioni durarono ore. Alla fine il giudice Ivan Borisenko dovette testimoniare che si trovava sul luogo di atterraggio della navicella. Dove fosse Gagarin, se dentro o fuori il mezzo, non fu mai chiarito. In realtà il cosmonauta si era catapultato a sette chilometri d’altezza dopo aver sorvolato il mar Mediterraneo ad una distanza di 130 chilometri. 
 La censura fu strettissima sui nomi degli ingegneri, che avevano permesso la realizzazione del volo. Di loro furono pubblicate solo le iniziali tanto che la “mente” del programma spaziale, Serghej Koroliov, quasi si offese. 
 Per gli americani l’impresa di Gagarin fu una vera doccia gelata e dimostrò che gli avversari della Guerra Fredda non andavano affatto sottovalutati: con tecnologie semplici e tanto coraggio erano riusciti in qualcosa di epocale. Seguirono anni assai nervosi in cui la Casa bianca finanziò copiosamente i programmi della Nasa, che si rifece soltanto nel 1969 con l’allunaggio sulla Luna.
Giuseppe D’Amato

In his speech to commemorate the 150th anniversary of the abolition of serfdom, President Dmitry Medvedev drew parallels between Tsar Alexander II’s reforms and the modernisation drive his currently engaged in. “In essence we are continuing a political course that was set 150 years ago.”  

 Medvedev told an audience in St. Petersburg’s Mariinsky Palace. “Freedom cannot be put off another day.” “After 150 years, the feeling of serfdom remains in much of our consciousness. Even when we discuss questions important for society we get scared of taking decisions because this feeling of serfdom sits deep inside us,” said the deputy head of the ruling council of United Russia, Yury Shuvalov, to the Interfax news agency.

 Alexander II`s March 3, 1861 decree to end centuries of feudal ownership of peasants by landlords was accompanied by other major reforms like the creation of elected local councils and improvements in the legal system. “This was not the Soviet experiment but a project of normal, humane development, initiated by Alexander II,” Medvedev said. “From the historic point of view, it was he who was proved right. Not Nicholas I, not Stalin,” Medvedev added.

 The “liberal” reform of Alexander II’s early years in power was followed by nearly half a century of reaction, as his two imperial successors failed to develop the country economically or socially beyond the level of a backward country. Many historians also believe creation of an urban working class from the emancipation and loosening of political controls by Alexander was a direct cause of the Russian Revolution that ended imperial rule.

Article – Reuters

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