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«Новая биография отца советской дипломатии Георгия Чичерина была представлена в конце прошлой недели в Москве. Имя первого наркома иностранных дел СССР сейчас известно разве что узким специалистам. А зря. Если верить биографу наркома Людмиле Томас — Чичерин был одним из самых необычных и даже экстравагантных советских лидеров».

СтатьяМосковский Комсомолец № 25529 от 20 декабря 2010 г. Михаил Ростовский – Mikhail Rostovsky Moskovskij Komsomolets

В.В. Путин поздравил главного редактора радиостанции “Эхо Москвы” А.А. Венедиктова с юбилеем.

А.Венедиктов: «Я не диссидент, я – профессионал» – 31 октября 2010 – 1TV.

«В отличие от России в Германии и на всем Западе показательно уважают слабых, аутсайдеров — тех, которые на первый взгляд лучше всех годятся в козлы отпущения. Это уважение также называется “политкорректность”. А большинство моих русских знакомых терпеть не могут эту политкорректность. И показательно практикуют неполиткорректность…

Русские, может быть, самый неполиткорректный народ Европы, если не мира. Но это еще никакой не приговор… Кстати, и сексуальная корректность достигла у нас абсурда. Еще в мои студенческие годы в Берлине ночью, когда навстречу шла одинокая девушка, мы переходили на другую сторону улицы, сигнализируя беззащитной девице, что никоим образом не намерены ранить ее женское достоинство. Конечно, приятнее жить в стране, где девушки, наоборот, обижаются на таких трусливых перебежчиков…

 Неполиткорректность бывает честнее политкорректности, как удачная шутка, которая за интеллектуальными запретами или общественными табу открывает всю их пустоту и лживость… Русская неполиткорректность переросла в свою, особую — мелкорусскую — политкорректность. Шутим и издеваемся исключительно над несвоими или слабыми — над “чурками”, гастарбайтерами, бомжами, либералами да голубыми. А власть, святую свою власть, уважаем….»

Штефан Шолль  Cтатья Московский Комсомолец № 25527 от 17 декабря 2010 г.  Stefan Scholl  Moskovskij Komsomolets

 Польский кинорежиссёр Анджей Вайда получил орден Дружбы из рук президента России Дмитрия Медведева. Глава российского государства назвал Анджея Вайду великим кинорежиссёром, который внёс значительный вклад не только в польский, но и в мировой кинематограф. Сын расстрелянного НКВД польского офицера, Вайда рассказал миру о трагедии в Катыни.

 

Вести Россия 1

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E’ la fine definitiva di una delle più terribili bugie della Seconda guerra mondiale. La Russia si libera del peso di un’infamia spaventosa. La “tragedia” di Katyn, dove nella primavera del 1940 furono passati per le armi circa 22mila polacchi, fu opera dell’Unione Sovietica. “Tutti i materiali, per anni rimasti negli archivi – si legge in un documento ufficiale approvato dalla Duma, la Camera bassa del Parlamento federale, – testimoniano che il massacro è stato compiuto da Stalin e da altri dirigenti sovietici”.

Per decenni l’Urss addossò la responsabilità dell’eccidio ai nazisti. I carnefici uccisero le proprie vittime con colpi di pistola di fabbricazione tedesca nel cranio. Le prime parziali ammissioni, che la verità “ufficiale” non era quella, giunsero negli ultimi anni della perestrojka con Gorbaciov. Fu, però, Boris Eltsin, che trasmise parte dei documenti d’archivio a Varsavia, a porgere le scuse del suo Paese, anch’esso uscito prostrato dalla repressione comunista. Katyn, purtroppo, era soltanto una tragica goccia nel mare di sangue dei popoli sovietici, provocato dallo stalinismo.

Dopo il Duemila i rapporti russo-polacchi sono diventati sempre più tesi. La ragione primaria del contendere era di carattere storico. Troppi i buchi neri nelle relazioni fra i due popoli slavi, avversari o nemici nel corso dei secolo. Katyn, in particolare, continuava a pesare come un macigno.

All’inizio della primavera scorsa Mosca ha finalmente scelto la strada della piena collaborazione con Varsavia. L’obiettivo era quello di estirpare, una volta per tutte, una delle più dolorose spine nel fianco della propria politica estera. I polacchi, ad esempio, avevano accordato la propria disponibilità agli Stati Uniti per la dislocazione di siti del cosiddetto “Scudo spaziale” sul proprio territorio in funzione anti-russa. Varsavia creava problemi al processo di avvicinamento di Mosca all’Unione europea.

La sciagura di Smolensk ha ulteriormente accelerato gli eventi. Le immagini televisive di Putin e Medvedev con le lacrime agli occhi, abbracciati con i superstiti della dirigenza polacca, davanti ai resti dell’aereo del presidente Kaczynski hanno aiutato a sfondare definitivamente il muro della reciproca diffidenza. Mosca ha accolto in maggio sulla Piazza Rossa un drappello di ufficiali polacchi che hanno sfilato, insieme ai militari della Nato, in ricordo della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Un onore del genere era impensabile soltanto nell’estate del 2008.

Quello della Duma – ha commentato il premier polacco Donald Tusk – “è un gesto politico importante”. I due Paesi hanno ormai compreso che è venuto il tempo di voltare pagina e di essere stati entrambi vittime del totalitarismo del XX secolo.

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The figure towering over the town of Swiebodzin is 33 meters high – with a three meter golden crown and 16 meter high mound on which the statue stands, the total height is 52 meters, making it higher than the famous Christ the Redeemer statue in Rio de Janeiro, which is 38 meters tall.

The entire construction weighs about 440 tons.

Thousands of believers attended the unveiling and consecration of the white plaster and fiberglass figure, which is the brain child of local priest Sylwester Zawadzki.

“It’s fantastic. That’s the word which perhaps describes best what I can see here,” said an admiring woman at the ceremony on Sunday.

But the imposing figure has divided Poles. Critics say it is too big, bordering on megalomania and that the money could have been better spent.

The authorities in Swiebodzin, a town with a population of 22,000,  hope that the majestic figure of Jesus Christ will attract pilgrims and tourists, bringing IN money and enlivening the local market. The figure can be seen by motorists on the Warsaw-Berlin motorway.

Source: PAP

ARTICLE – AFP

 Ufficiali della Flotta contro l’Ammiragliato. Sembra di essere tornati ai tempi delle rivoluzione del 1917. L’oggetto del contendere è il leggendario incrociatore Aurora (Avrora in russo), che con una sua salva segnò l’inizio dell’assalto al Palazzo d’inverno. Duecento ufficiali hanno persino scritto una lettera al presidente Dmitrij Medvedev per chiedere un suo intervento. L’ammiraglio Vladimir Vysotskij ha firmato l’ordine con cui si cancella l’imbarcazione dall’elenco delle unità della Flotta e la si trasforma in filiale del museo marittimo-militare di San Pietroburgo. Dal primo dicembre i marinai imbarcati, compresa la guardia d’onore, dovranno essere trasferiti e lasciare il loro posto al personale civile.

 Da anni si discute di cosa fare della mitica unità “numero 1”, parcheggiata sul fiume Nevà davanti all’Ermitage. Tante le proposte su cui l’opinione pubblica si è confrontata. L’accelerata all’ultima scelta dell’Ammiragliato è venuta dopo la scandalosa festa per Vip, a cui parteciparono numerosi membri del mondo politico, degli affari e dello spettacolo nel giugno 2009. Senza alcun permesso, come evidenziarono alcuni giornali, sull’imbarcazione venne organizzata una vera e propria baccanalide.

 Le reazioni indignate delle generazioni più anziane e dei nostalgici comunisti furono veementi e tra l’imbarazzo generale proseguirono per settimane tanto da provocare l’apertura di un fascicolo da parte della Procura. In questi giorni il deputato federale del Pc Nikolaj Kharitonov ha ricordato a tutti che gli organizzatori di quella “mega-ciucca di oligarchi e burocrati” non sono stati ancora puniti. Si teme che l’unità navale, con un nuovo status giuridico, possa essere più facilmente utilizzata dai potenti di turno per eventi mondani.

 La mitica Aurora è un vanto per l’Accademia militare “Nakhimov” di San Pietroburgo e i suoi cadetti vengono educati nell’orgoglio per un passato storico così importante. Vedere ammainare per sempre la bandiera di Sant’Andrea sarebbe per loro un colpo durissimo da digerire. “San Pietroburgo – si legge nella lettera inviata al Cremlino – deve mantenere le sue tradizioni marinare”. E l’Aurora, uno dei siti turistici più visitati in Russia, rappresenta la continuità tra il passato glorioso ed un futuro davvero incerto.

 Quando c’è un qualche anniversario di mezzo i russi sono sempre i primi a celebrarlo. Ma per Lev Tolstoj, 100 anni dalla sua morte, non è proprio così. La Russia ufficiale se n’è quasi dimenticata o ha volutamente ignorato una data così importante.

 “Il nostro avo aveva altri valori rispetto a quelli dell’attuale governo”, Catherine Tolstoy, del ramo britannico della famiglia, tenta di trovare una spiegazione, buttandola in politica. Darle del tutto torto non è possibile. In Russia i capolavori del grande scrittore sono collegati al suo lavoro come filosofo, che propugnava principi come la non violenza, la vita semplice e l’amore fraterno, ed inculcava dubbi sul valore del patriottismo. “I problemi su cui lui scrisse – sostiene Fyokla Tolstaya, una lontana nipote, – sono il militarismo ed il pacifismo, la giustizia, la religione, il Caucaso. Nessuno di loro è stato risolto”.

 L’autore dell’enciclopedico Guerra e Pace, studiato nelle scuole russe, era una figura scomoda per i governanti del suo tempo, scomunicato nel 1901 dalla Chiesa ortodossa. E la posizione ufficiale del Patriarcato di Mosca oggi non è cambiata. “Tolstoj è un non cristiano – ha ribadito un portavoce del comitato per la cultura della Chiesa ortodossa russa -. E’ uno scomunicato, quindi, non desta per noi interesse”. La famiglia ha chiesto più volte che la questione venisse riesaminata, ma il rifiuto dei religiosi è stato categorico, poiché “non vi è stato pentimento”. In epoca sovietica i punti di vista dello scrittore contro la religione organizzata in strutture e a sostegno dei contadini venivano esaltati dal potere comunista tanto che Vladimir Lenin pubblicò un articolo intitolato “Tolstoj come specchio della Rivoluzione”.

 Se si consulta la guida dei programmi settimanali della televisione federale di speciali sull’autore di Anna Karenina non v’è traccia. Colpisce che il “buco” più clamoroso è stato dell’efficientissimo canale “Kultura”, che, qualche tempo fa, ha messo in onda un film su Tolstoj, ma non era dedicato ad uno dei maestri della letteratura mondiale bensì al 90esimo anniversario della nascita del regista Serghej Bondarciuk.

 “La gente oggi legge della robaccia – fornisce un’altra spiegazione a tanto ostracismo la critica Natascia Perova -. Certi eventi, come il centenario della sua scomparsa, non sono più feste nazionali come erano prima che fossimo isolati dal resto del mondo. La cultura è diventata troppo commerciale. Le generazioni più giovani non hanno la possibilità di confrontarsi con una seria produzione letteraria, quindi non la chiede”.

 Oggi Tolstoj è più celebrato in Occidente che in Patria. Decine sono state le manifestazioni organizzate in questi mesi, dalla Germania agli Stati Uniti. Numerose nuove traduzioni sono state pubblicate in giro per il mondo. Un film sugli ultimi giorni di vita dello scrittore ha ottenuto le nomination per il premio Oscar. Inedite biografie della moglie Sofia sono state presentate al pubblico.

 La tenuta di Jasnaja Poljana, non lontano dalla città di Tula, rimane il centro dell’attività degli studiosi di Tolstoj e della sua famiglia. Qui in estate si sono riuniti più di 350 discendenti dello scrittore i quali si incontrano, più o meno una volta ogni 4 anni, per conoscersi meglio e scambiarsi opinioni sul daffarsi.

 L’informatizzazione dei capolavori e degli studi a loro dedicati è la direzione intrapresa. I russi apprezzano il lavoro finora svolto a giudicare dai più di 3 milioni di contatti con il sito Internet dedicato a Tolstoj. A Jasnaja Poljana e a Mosca sono state organizzate varie mostre. L’affluenza è stata buona.

 Ci si consola soprattutto con il successo a San Pietroburgo presso il museo “Anna Akhmatova” della manifestazione in stile videoart Cento anni senza Tolstoj. Nelle sale si osservano il ritratto dello scrittore, rappresentazioni dei suoi ultimi giorni di vita. Su un pannello in bianco e nero vengono proiettate immagini delle guerre del XX secolo integrate con citazioni di Tolstoj come “lo scopo dei conflitti è l’omicidio”. Per le sequenze sulla Cecenia sono stati scelti brani da Sebastopoli, maggio 1855. Il più significativo è “i problemi irrisolti ancor meno si risolvono con la polvere ed il sangue”.
Giuseppe D’Amato

 

 La tanto attesa crisi diplomatica tra Russia e Giappone è alla fine scoppiata. Dopo non pochi tentennamenti e ritardi il presidente Medvedev si è recato in visita a Kunashir nelle Curili meridionali e Tokyo, come risposta, ha richiamato il proprio ambasciatore da Mosca. I prossimi colloqui tra lo stesso Medvedev ed il premier nipponico Kan non sono, però, in pericolo, hanno affermato fonti ufficiali giapponesi. Il giovane capo del Cremlino è stato il primo leader russo a decidersi a tale passo.

 Da anni sullo scoglio delle Curili, occupate dall’Armata Rossa nel 1945, si infrangono le relazioni tra i due Paesi. I giapponesi definiscono quelle terre i loro territori settentrionali. “Formalmente è vero che non è stato firmato un trattato di pace a conclusione della Seconda guerra mondiale tra Mosca e Tokyo – asserisce Anatolij Koshkin, uno dei maggiori esperti dell’argomento, – ma la Dichiarazione comune del 1956 lo sostituisce di fatto”. Allora, nel documento provvisorio vennero definiti tutti i classici punti di un trattato di pace, tranne la questione dei confini. In “segno di buon volontà” il Cremlino era disponibile a “consegnare” due isole contese (il 6% del totale), mantenendo il controllo delle altre due maggiori.

 Il ministero degli Esteri nipponico ha pubblicato un documento in cui fornisce le proprie ragioni. In particolare si dice che queste terre storicamente non appartennero mai alla Russia. I russi, però, controbattono tesi su tesi.

 L’89% dell’opinione pubblica russa è contraria a fare qualsiasi concessione ai giapponesi, poiché così verrebbero rivisti gli esiti della Seconda guerra mondiale. Tokyo non dimentica che le Curili vennero occupate dopo che il conflitto era finito ed i suoi abitanti (17mila) espulsi da Stalin. L’orgoglio nazionale ferito nipponico chiede una soluzione. I giapponesi hanno una sensibilità diversa da quella degli europei, che combatterono per secoli per definire i confini. Per loro è inconcepibile dover rinunciare a parte del territorio nazionale. Le due parti, però, non si sono mai potute accordare per numerose ragioni. La principale è di carattere militare.

 Anche nell’ultimo scontro tra Mosca e Tokyo gli Stati Uniti hanno sostenuto gli alleati giapponesi con cui il presidente Obama dovrà rivedere alcuni capitoli dei rapporti bilaterali dopo le elezioni di midterms. Washington pare voler rinsaldare le proprie relazioni con Tokyo e Seul per meglio contenere Pechino.

Giuseppe D’Amato

 Fine Parte 3/3. – serie “L’eredità della Seconda guerra mondiale”. A 65 anni dalla sua conclusione. In EuropaRussia.

Transparency International(TI) defines corruption as the abuse of entrusted power for private gain. This definition encompasses corrupt practices in both the public and private sectors. The Corruption Perceptions Index (CPI) ranks countries according to the perception of corruption in the public sector. The CPI is an aggregate indicator that combines different sources of information about corruption, making it possible to compare countries.

The 2010 CPI draws on different assessments and business opinion surveys carried out by independent and reputable institutions. It captures information about the administrative and political aspects of corruption. Broadly speaking, the surveys and assessments used to compile the index include questions relating to bribery of public officials, kickbacks in public procurement, embezzlement of public funds, and questions that probe the strength and effectiveness of public sector anti-corruption efforts.

Russia made it only to 154th place on the 178-country survey, scoring evenly with nine other countries ranging from Cambodia to Tajikistan that scored 2.1 points from a possible 10. Despite President Dmitry Medvedev’s efforts to fight corruption, the country remains firmly rooted in the bottom of the rankings.

Corruption Index Rankings

Rank Country Score ’10 Score ’09 Score ’08
1   Denmark 9.3 9.3 9.3
1   New Zealand 9.3 9.4 9.3
1   Singapore 9.3 9.2 9.2
26   Estonia 6.5 6.6 6.6
41   Poland 5.3 5.0 4.6
46   Lithuania 5.0 4.9 4.6
59   Latvia 4.3 4.5 5.0
67   Italy 3.9 4.3 4.8
68   Georgia 3.8 4.1 3.9
105   Kazakhstan 2.9 2.7 2.2
105   Moldova 2.9 3.3 2.9
123   Armenia 2.6 2.7 2.9
127   Belarus 2.5 2.4 2.0
134   Azerbaijan 2.4 2.3 1.9
134   Ukraine 2.4 2.2 2.5
154   Russia 2.1 2.2 2.1
154   Tajikistan 2.1 2.0 2.0
164   Kyrgyzstan 2.0 1.9 1.8
172   Turkmenistan 1.6 1.8 1.8
172   Uzbekistan 1.6 1.7 1.8
178   Somalia 1.1 1.1 1.0

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