“Damascus is the “Stalingrad” of Russian diplomacy. After years of geopolitical withdrawal, Moscow has chosen Syria as a way to revive its image of power in the world. “Not one step back” is the Kremlin’s new strategy, as it was for the Red Army along the banks of the Volga river during World War II. To be more convincing, the Kremlin has simultaneously flexed its muscles by supplying sophisticated […]


 «73 процента опрошенных сограждан признались, что хотят уехать из России. Это форма отчаяния, раздражения, ощущения безнадежности. Социологи отмечают серьезное разочарование сегодняшнего российского человека, что рождает нигилизм и цинизм.

 Наша молодежь — за небольшим исключением — не уезжает. Молодежь идет в чиновники. Образованные молодые люди не хотят заниматься бизнесом, рисковать – они предпочитают госслужбу. В результате образовалось государство чиновников — их на миллион больше, чем десять лет назад. У большинства сограждан утрачена вера в способность самому чего-то существенного добиться и изменить жизнь — свою и страны».

 статьяМосковский Комсомолец № 25438 от 1 сентября 2010 г.

Napoleon was widely appreciated in Poland. Erecting monuments to the Emperor was not accepted by the three occupants of the Slavic country. After restoring independence in 1918 the hundredth anniversary of his death was celebrated in Poland nearly as it was in France.

 Warsaw City Council has just given the go-ahead for the construction of a monument at the site of an old statue on Plac Powstańców Warszawy, which used to be known as Napoleon Square before World War Two

Article – Radio Polska; Napoleon’s Monuments in Poland – History.

The Auschwitz memorial in Poland says it has obtained around 150 medical instruments believed to have been used by the Nazis in experiments on the death camp inmates.

 Article – AFP – Sydney Morning Herald August 28th, 2010.

 Дмитрий Медведев поручил правительству приостановить строительство участка автодороги Москва — Санкт-Петербург, проходящего через Химкинский лес, и провести дополнительные общественные и экспертные обсуждения.

  Второй раз за последние недели вертикаль власти прогнулась под давлением возмущенной публики. Но, к сожалению, победа общества над властью все равно является лишь временной и тактической.

статья  – МК  статья – МК 27-28 августа 2010 г Михаил Ростовский 

Mikhail Rostovsky Moskovskij Komsomolets

The Northeast passage is tens of thousands of kilometres shorter than existing routes, stretching 13,000 kilometres along Russian shores to Asia compared to the 22,000-kilometres passage via the Suez Canal. “The aim of the voyage is to determine the feasibility of delivering energy on a regular, economically viable and safe basis along the Northern Sea Route from the Barents and Kara Seas to the markets of Southeast Asia,” Sovcomflot said in a statement.

Article – AFP

“La via maestra è l’integrazione europea”. Questo uno dei passaggi più significativi del discorso del presidente ucraino, Viktor Janukovich, tenuto al Maidan, la piazza centrale di Kiev. Le riforme, ha sottolineato il capo dello Stato, sono solo all’inizio ed hanno l’obiettivo di garantire lo sviluppo democratico ed un giusto stato sociale.

 Rispondendo poi alle critiche delle ultime settimane, Janukovich ha ribadito che è favorevole a mass media liberi e forti, poiché essi sono una delle fondamenta della democrazia.

 Di quanto sia complicata l’indipendenza ha parlato il premier Azarov, ricordando i passati legami economici e culturali col resto dell’Urss. L’ex presidente Jushenko ha, invece, polemizzato, evidenziando come anche le vecchie generazioni ucraine volevano “essere padroni in casa propria”, ma si dovette aspettare fino al 1991.

 Dopo le repubbliche baltiche con la loro catena umana di protesta contro l’Urss, celebrata a Riga al monumento per la Libertà, anche la Polonia ricorda il difficile 1989 con il passaggio di potere a Solidarnosc ed il crollo del Muro di Berlino. Il 24 agosto è l’anniversario della composizione del primo governo post comunista dell’Europa satellite di Mosca, quello del premier Tadeusz Mazowiecki.

Torna d’attualità la questione del prezzo del gas russo. La compagnia tedesca E.On ha chiesto nuovi sconti alla Gazprom. E’ la seconda volta che ciò accade quest’anno dopo la riduzione ottenuta dalle società occidentali in primavera.

Tre le ragioni principali: 1. La differenza di prezzo tra quello della monopolista russa e quello dei suoi concorrenti – su tutti norvegesi, olandesi, del Qatar – non è poca cosa; 2. Si utilizzano sempre più gas liquefatti (LNG); 3. Gli Stati Uniti stanno incrementando la produzione dei gas scisti, di cui anche la Polonia è ricca.

“Siamo sempre in trattativa con tutti i nostri fornitori per ottenere condizioni conformi con la situazione di mercato”, ha chiarito il portavoce di E. On, Kai Krischnak. Già all’inizio d’agosto un funzionario della stessa compagnia tedesca, Johannes Teyssen, aveva segnalato che la E.On avrebbe cominciato da ottobre ad avere delle perdite di profitti se i prezzi non fossero stati abbassati.

Quale sia il tipo di sconto che la compagnia richiede non è stato rivelato. Il maggior concorrente della Gazprom in Europa, la norvegese Statoil, avrebbe accettato di vendere per un 30% in meno, si dice a Mosca. I contratti di lunga durata, imposti della monopolista russa, permettono di richiedere delle modifiche in presenza di cambiamenti significativi della situazione dei mercati. Negli Stati Uniti il pezzo medio del gas nel primo trimestre è stato di 195 dollari, mentre ora veleggia sui 156. Secondo la Troika Dialog nel primo trimestre del 2010 i clienti occidentali della Gazprom hanno pagato in media 307 dollari per mille metri cubi, mentre sul mercato britannico il prezzo medio è stato di 187.

Dopo la E.On anche l’Ucraina, attraverso il suo primo ministro Azarov, ha richiesto pubblicamente la revisione del prezzo, concordato a Kharkiv soltanto pochi mesi prima.

Nel 2009 le esportazioni di gas della Gazprom in Europa sono diminuite di circa il 12% sia per la crisi economica che per lo scontro con Kiev. Secondo alcuni calcoli di specialisti solo nel 2010 la monopolista russa ha perso 2 miliardi di entrate per le riduzioni concesse agli acquirenti. Ma il problema non è ancora risolto.

 E’ entrata nella fase finale la costruzione della centrale atomica di Bushehr in Iran. Per una decina di giorni i tecnici russi caricheranno il carburante nucleare, poi entro 6 mesi l’inizio dell’attività. E’ dal 1995 che Mosca aveva accettato di completare un progetto, partito nel lontano 1974 ai tempi dello Scià, da parte della tedesca Siemens.

 Quanto sia realmente pericolosa questa centrale è la prima delle domande che l’opinione pubblica si pone. Le posizioni divergono.

 Assai interessante è il punto di vista di Mark Fitzpatrick, direttore del Programma di non proliferazione e disarmo all’Instituto internazionale per gli studi strategici. “La Russia – osserva lo studioso – ha accettato di riprendersi il combustibile utilizzato (che contiene plutonio) non appena sia abbastanza freddo. Le critiche a Bushehr distraggono dai veri rischi alla proliferazione creati dal programma di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran”.

 Il carburante, presente a Bushehr, sarà molto sotto il 90% di arricchimento necessario per le testate nucleari ed avrà un valore di circa il 3,5%. Teheran ha però un progetto in corso in altri siti per arrivare al 20%, quota che le autorità definiscono necessaria per ricerche in campo medico. Gli ayatollah hanno confermato che il combustibile utilizzato alla centrale in via di ultimazione potrà essere controllato dagli esperti della AIEA in qualsiasi momento.

 La seconda questione aperta è di tipo politico. Quale messaggio sta ricevendo oggi l’Iran? Con le sanzioni in corso decise al Consiglio di Sicurezza dell’Onu la Russia ha rotto il fronte internazionale. Le dichiarazioni delle autorità di Teheran sono eloquenti: è stata premiata la nostra fermezza; abbiamo vinto; giornata storica. Mosca pare più interessata alla conquista del mercato mondiale dell’energia atomica civile ed al miliardo di dollari da incassare che a seconde ragioni.

 Il Cremlino, tuttavia, non abiura le scelte del dopo Bush e il “reset” nelle relazioni con Washington. I militari russi  hanno reso noto che la consegna dei sistemi difensivi SS-300, già acquistati dall’Iran, rimane congelata.

Il braccio di ferro tra maggioranza filo-europeista e minoranza comunista continua senza sosta. Il presidente ad interim e speaker del Parlamento Mihai Ghimpu ha annunciato di non voler sciogliere l’Assemblea legislativa se il referendum di riforma costituzionale del 5 settembre dovesse fallire. “Non voglio il caos – ha osservato il capo di Stato facente funzioni nel corso di un’intervista -. Servono le giuste condizioni per una tale scelta”. La Carta fondamentale indica, invece, nelle elezioni generali la soluzione a questo tipo di problemi.

 L’ex presidente, nonché leader del Pc moldavo, Vladimir Voronin aveva lanciato, in precedenza, un appello agli elettori a boicottare la consultazione del 5 settembre che ha l’obiettivo di emendare la Costituzione in vigore. Se la proposta dei filo-europeisti passasse il capo dello Stato sarebbe eletto direttamente dal popolo e non dalla maggioranza dei deputati del Parlamento come è avvenuto in passato.

  La crisi politica in Moldova dura dalle parlamentari del 5 aprile 2009. Allora il Pc ottenne 60 mandati, ma i filo-europeisti riuscirono a bloccare la nomina del capo dello Stato. Servivano 61 voti per scegliere il successore di Voronin. L’Alleanza per l’integrazione europea fece così sciogliere l’Assemblea legislativa in ottemperanza della Costituzione.

 Le successive parlamentari del 19 luglio 2009 decretarono la vittoria dei 4 partiti filo-romeni con il Pc all’opposizione. La coalizione di governo conta 54 voti, mentre i comunisti 43, 4 sono gli indipendenti. Tutti i tentativi di eleggere un presidente sono finora falliti.

 I filo-europeisti hanno intrapreso una dura politica anti-russa, che ha provocato un nuovo embargo da parte di Mosca del vino moldavo, principale risorsa della repubblica ex sovietica.

 Quest’interminabile empasse politica rischia di mettere in serio pericolo la stessa esistenza del Paese, in cui elementi latini e slavi sono mischiati tra loro. Alcune forze spingono affinché la Moldova diventi una regione della Romania.

 

Newsweek magazine compiled a list of the 100 best countries in the world to live in according to 5 categories: health, economic dynamism, education, political environment and quality of life. Top 3 include Finland, Switzerland and Sweden.

 Estonia ranks 32nd, Lithuania 34th and Latvia 36th. Ukraine takes the 49th place having outrun Russia 51st and Belarus 56th.

 Burkina Faso, Nigeria and Cameroon are recognized to be the world worst countries.

 Article 1Article 2Newsweek (USA)

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